* La creatività è uno dei tratti salienti del comportamento umano
RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI
* La creatività è uno dei tratti salienti del comportamento umano, è dettata da un’intelligenza non logica più evidente in alcuni individui che sono in grado di produrre novità e cambiamenti grazie alla loro capacità di intuire nuove connessioni tra pensieri ed oggetti
L’esigenza di studiare aspetti dell’intelligenza non misurabili attraverso il ragionamento logico portò Wertheimer a condurre le prime ricerche sulla creatività, attorno agli anni ’40 del secolo scorso.
Questo studioso si occupò del pensiero produttivo, denotato dalla capacità di aprire nuove soluzioni al di fuori di quella nota, utilizzando molti aspetti cognitivi.
Max Wertheimer (Praga 1880-New York 1943) esaminò il processo dinamico per cui il pensiero, di fronte a una situazione problematica, riesce a produrre, attraverso l’insight (improvvisa intuizione o illuminazione), una soluzione che non è frutto di apprendimento per prove ed errori, ma di una ristrutturazione globale, da parte del soggetto, dei dati a disposizione, che porta a scoprire nuove relazioni. Egli ideò delle scale di misurazione originali per quantificare quella che lui chiamò "capacità di ristrutturazione mentale", non misurabile attraverso i test di intelligenza classici.
La creatività sembra influenzata positivamente dalla capacità individuale di riorganizzare continuamente la propria vita.
Molte ricerche hanno tentato di delineare un profilo di personalità creativa.
Un "creativo" generalmente può possedere caratteristiche come: la curiosità, l’indipendenza, la non convenzionalità, la versatilità, la capacità di lavoro, la capacità critica, un’ampia gamma di interessi, intuizione.
Per creatività si intende:
L’uso di tutti i linguaggi possibili come strumenti di conoscenza e comunicazione
La creatività consiste nel saper fornire risposte originali alle differenti situazione che si presentano.
Il concetto di creatività rimanda alla capacità di trovare nuove relazioni tra le idee e le cose e di trovare nuovi modi per esprimerle
Il bambino, in quanto essere umano, è creativo sempre sia che si trovi alle prese con colori e forme, sia che si trovi di fronte ad una ricerca di soluzioni di un problema che impegni il suo pensiero.
Ogni essere umano ha due modi per cogliere la realtà esterna, due stili cognitivi:
uno è espresso dal pensiero creativo: esso è riconosciuto riduttivamente solo alle attività espressive, mentre è necessario in molti campi, oltre che in quelli artistici.
Il pensiero creativo è caratterizzato dalla capacità di esplorare il non noto, di rivedere ciò che è dato per già conosciuto, di tendere verso il nuovo ed il problematico con curiosità sempre rinnovata.
L’altro è espresso dal pensiero ormai codificato in schemi e situazioni note. In questo caso il "soggetto" non ha che da assimilare quanto l’insegnante << già sa >> e cerca di trasmettere
Entrambi questi processi di pensiero ( divergente – creativo, convergente – predeterminato ) possono essere presenti nell’essere umano come modi di porsi nei confronti della realtà.
Senonché, poiché l’insegnamento tradizionale può soffocare la creatività nelle sue molteplici espressioni, esiste la necessità di sollecitare un nuovo approccio educativo in cui venga favorita la massima apertura verso ogni forma di esperienza.
Essere "creativo" significa anche essere flessibile: essere in grado di riuscire a considerare in modo diverso, secondo le diverse categorie, gli elementi base che ci sono forniti dall’ambiente: es una bottiglia della categoria recipienti, può essere usata come candeliere uscendo così dalla sua categoria "primaria" per risolvere un problema pratico di vita quotidiana.
I bambini ci sorprendono continuamente in questo campo e non solo per la loro capacità di gioco simbolico, ma soprattutto per una versatilità e flessibilità naturale ed innata che col tempo gran parte degli adulti tende a perdere lasciandola offuscare dall’uso di "comodi schemi stereotipati" che qualcuno ha già stabilito universalmente per tutti.
Il pensiero creativo rappresenta una modalità per esplorare e scoprire la realtà.
Attraverso il pensiero creativo il bambino esprime la propria necessità di adattamento al nuovo: il pensiero creativo e perciò strettamente correlato allo sviluppo cognitivo ( intelligenza creativa ). Il bambino durante i suoi tentativi creativi, rifugge dai programmi e dalle inquadrature proprie del mondo adulto: è compito di un educatore attento far riflettere il bambino ponendolo sempre al centro di situazioni stimolanti, ma senza "abbandonarlo" completamente a sé stesso per non generare dolorosi stati di insicurezza. Dai tre ai sei anni è preferibile parlare di globalità di intervento: ascoltiamo il parere del bambino e quello dei suoi compagni e cerchiamo di farci motivare le loro impressioni. La creatività, anche nella sua fase iniziale, non è dispersiva produzione a vuoto e neppure azione lasciata al totale arbitrio del bambino. Se è vero che il compito dell’adulto non è quello di trasmettere al bimbo i suoi personali modi di pensare o di agire ( né tantomeno gli stereotipi di cui è solito servirsi ) è pur vero che deve: * sollecitare l’azione ed il pensiero del bambino * osservare, anzi scoprire, le sue vie di espressione privilegiate * rendere fruibili agli altri (comunicabili) i prodotti da lui elaborati. Col procedere dell’esperienza e col passare del tempo ( dai 3 verso i 6 anni ) la creatività spontanea si trasformerà in creazione. L’espressione creativa col corpo e l’espressione creativa con le mani. Due aspetti dell’espressione infantile sono il gioco libero di espressione corporea ed il lavoro espressivo di manualità. La divisione è puramente formale poiché è noto che l’espressione di un bimbo tra i 3 e i 6 anni si basa di preferenza su aspetti globali che possono implicare contemporaneamente l’uso del corpo, della voce, dell’ambiente… Il bambino non recita, non canta, non dipinge, bensì continua il grande gioco del vivere a "tutto tondo". Poiché l’incontro col mondo è piuttosto difficile, il bambino tenta spesso di aggirare l’ostacolo evadendo verso un mondo "ideale".
Così si compiace di ricreare un mondo più personale, più consono ai suoi bisogni ed ai suoi affetti dove può rafforzarsi, crescere e sperimentare il mondo "reale" dove in realtà vuole fortemente vivere. In questo modo il bambino prende tempo ed adegua la realtà ai suoi ritmi per comprenderla, assimilarla al meglio e per permettere al suo "io" di scoprirsi, formarsi, prendere consistenza ed infine esprimersi. E’ necessario perciò che l’adulto sia educatore ( colui che trae alla luce ciò che sta nascendo ) piuttosto che domatore ( colui che incatena e domina la vita di un altro togliendole la libertà ). L’educatore deve indirizzare il bambino verso una libera scoperta che possa essere assimilata e riespressa e mai deve imporgli < lezioni > da subire passivamente. Deve inoltre fargli prendere coscienza delle proprie possibilità di "creatore" abituandolo a coltivare in lui l’originalità delle sue qualità creative e facendogli scoprire tecniche, materiali ed utensili sempre nuovi. Il libero gioco di espressione corporea Il gioco della "drammatizzazione" è uno dei mezzi più sicuri per sviluppare non solo la creatività, ma anche la riflessione, l’immaginazione e la socialità. Proponendo ai bambini una storia è bene offrire loro "generiche linee guida" sulle quali l’immaginazione ogni bambino possa esercitarsi liberamente. Invece di dire in maniera diretta che un determinato personaggio è buono, è meglio dire che quel personaggio impresta volentieri le proprie cose … lasciando intuire, indirettamente, la qualità positiva del suo carattere. In questo modo avremo stimolato non solo la creatività dei bambini, ma anche l’interesse e la partecipazione attiva ed alla fine del racconto gran parte degli ascoltatori gradirà trasformarsi in attori cooperando per esprimere la storia esteriorizzandola, mettendoci ognuno un po’ di sé e perciò rendendola originale: lo scopo è di arricchire il mondo esperenziale mediante immagini che, recepite dalla singolare sensibilità di ogni bambino, vengano interiorizzate, elaborate ed infine restituite alla realtà (esteriorizzate). L’espressione creativa con le mani Le mani, rivestite da personaggi, possono operare in un particolare teatro: il teatro dei burattini. Il burattino rappresenta un’immagine – sintesi di voce, forma, colore e movimento che il bambino può animare con la sua fantasiosa creatività. Mediante il burattino il bambino è stimolato a dire con naturalezza e chiarezza ciò che pensa in quanto egli, in quel momento, non recita, bensì vive nel burattino: è spinto ad arricchire il suo vocabolario usando termini, suoni e toni che solitamente non usa. Giocare ai burattini implica l’impiego di svariate facoltà. Infine il gioco dei burattini rappresenta un privilegiato punto di osservazione diagnostica e terapeutica sia che l’adulto osservi il gioco dei bambini, sia l’adulto che interagisca col bambino giocando con lui.
L’espressione creativa con la voce umana. Il bambino è portato, in modo spontaneo, a rielaborare le espressioni che gli vengono dalla realtà riesprimendole mediante un’azione imitativa della realtà stessa. L’azione, pur essendo il mezzo di espressione preferito, a volte non è sufficiente a esteriorizzare tutto ciò che è in lui: quindi il bambino associa all’atto la parola con la quale integra e completa la sue abilità. Il bambino contemporaneamente agisce, parla, recita e racconta; la parola, accompagna, a volte senza necessariamente integrarla, l’azione che il bambino compie e ne rende più intensa la sua partecipazione. Il gioco di espressione attraverso la parola è indipendente dall’uso funzionale del linguaggio e si verifica già attorno ai 3/4 anni. Come il gioco d’azione, può essere osservato ed aiutato ad espandersi mediante interventi vigili, rispettosi e poco invasivi, dell’adulto. Occorre far si che mediante sapienti manipolazioni ( sostituzione di sostantivi, variazioni di azioni e tempi verbali, aggiunta di aggettivi o avverbi … ) di giochi cantati, rime, assonanze, conte, che il bambino, da ripetitore passivo, diventi produttore attivo, che scopra quindi tra le sue possibilità espressive anche quella vastissima dell’uso della "produzione orale". Nel mondo infantile, parole, ritmo, canto stanno facilmente associate: tra filastrocche e cantilene per il bambino non c’è molta differenza, quindi nell’invito a parlare per lui può essere implicito anche l’invito a cantare.
Giocare una canzone significa animarla con un ritmo, con l’interpretazione mimica, con i rumori, con la danza: è nostro interesse che il bambino si esprima in modo attivo e personale, osserviamo le sue espressioni e valorizziamole tutte, cercando di non conformarlo ai nostri desideri. L’espressione creativa col gesto grafico. Dopo i 2 anni facilmente il bambino usa per giocare matite e pennarelli: giocare a scrivere, giocare a dipingere, per la gioia del movimento nuovo, per la meraviglia dei suoi effetti, per l’innata necessità di imitare tutto ciò che gli adulti fanno. Nel bambino esiste un bisogno imperioso di lasciare tracce grafiche. In un primo momento, il bambino usa i tratti grafici solo per soddisfare questo impulso: non conosce e non frutta le possibilità contenute nell’atto grafico ed il materiale tracciante ed il supporto accogliente segnalano l’esistenza di un piccolo uomo, ma non sono espressione del suo io. Per arrivare a ciò occorre l’intervento di un educatore attento che sappia:
• • dare importanza ai disegni occasionali
• fornire materiali vari, utili e motivanti
• • rispettare le scelte, i modi, i tempi di lavoro anche con la creazione di appositi spazi
• • che sappia osservare il bambino restando a sua disposizione, ma senza predominarlo.
• Osservare senza imporsi , ma proponendosi rappresenta la giusta mediazione per far si che il disegno da gioco libero si trasformi gradualmente in attività creatrice, per
scoprire la gioia della conquista e del dominio del mezzo, permettendo alla immagini ed alla fantasie interiori di realizzarsi in segni/forme che le esteriorizzino e le conservino.
Lo scopo dell’insegnante è aiutare il bambino ad espandere il proprio io ed a crescere per far ciò occorre preparare gradualmente il bambino ad acquisizioni tecnica manuali concretizzando il nostro "intervento" con esempi pratici: come è meglio impugnare un pennello, quali colori usare per differenti superfici, osservare la realtà delle cose … .
Sono interventi che non soffocano la libera espressione del bambino, ma che offrono dei sostegni e degli esempi pratici per far si che da ogni bimbo esca, sotto forma "d’arte", ciò che è entrato in lui.
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