giovedì 3 gennaio 2008

"Joan Miró" Attività artistica

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Joan Miró è uno dei più grandi autori della prima metà del '900.
Il suo nome viene legato generalmente al Surrealismo, di cui fu una delle personalità di maggior spicco.
Del Surrealismo Miró incarna l'ala più astratta. Le sue opere mature, infatti, consistono in composizioni di linee e forme colorate, piatte e schematiche, che differiscono nettamente da quelle di altri colleghi, come Max Ernst, Salvador Dalí e Yves Tanguy.
Tra il 1930 e gli ultimi anni, Mirò sforna una galleria infinita di immagini, popolate di sagome infantili di animali, di figure biomorfiche e filiformi, di stelle e astri stilizzati. Queste immagini possono suggerire una sensazione superficiale di fanciullesca spensieratezza. Ma si tratta di una leggerezza solo apparente. A uno sguardo attento, traspare l'essenza drammatica e piena di contrasti della pittura di Mirò, un'essenza che rivela la personalità inquieta e tutt'altro che serena dell'artista.
La pittura di Miró è il frutto di una graduale negazione del realismo e semplificazione dell'immagine. Il processo si compie entro la seconda metà degli anni '20, quando avviene l'adesione dell'artista al Surrealismo.
Le prime opere di Joan Miró sono strettamente legate alla terra e alle tradizioni catalane. Nel modo di stendere il colore e nella struttura compositiva si avverte chiaramente l'interesse per l'arte francese in generale, (impressionismo, i fauves, cubismo, futurismo), ma soprattutto per la pittura di van Gogh, Cézanne e Renoir.
A partire dal 1918 Miró imprime una svolta radicale al proprio stile pittorico. Semplifica le forme, presta maggior attenzione ai dettagli. Realizza paesaggi che richiamano l'arte popolare e un po' naïf del Doganiere Rousseau. Si parla, a questo proposito, di "periodo particolarista".
Il trasferimento a Parigi e la frequentazione di Masson segnano un ulteriore allontanamento di Miró dalla rappresentazione realista. Con il Paesaggio catalano (Il cacciatore) del 1923-1924 l'artista procede ulteriormente nel processo di schematizzazione delle forme.
Verso la metà degli anni '20 Miró è oramai inserito nell'orbita del Surrealismo. Lo stile può dirsi maturo e sempre più caratterizzato.
Le immagini si caricano di allusioni simboliche e sembrano scaturire da un processo di trascrizione automatica di matrice surrealista. Ma non solo. Alla base vi sono spesso osservazioni, scoperte casuali, che vengono ad incanalarsi nel torrente della fresca immaginazione dell'artista. Le opere cominciano a popolarsi di segni ambigui, forme embrionali, figure antropomorfiche, cosmiche e vegetali. Rappresentazioni ironiche e semplificate di personaggi, animali o cose, vengono rese attraverso una grafia infantile, attorniate da stelle, lune, soli. Entrate nel repertorio iconografico dell'autore, queste forme non lo abbandoneranno più, assumendo, a seconda delle circostanze, il volto gioioso e tragico della vita. Quel volto di cui l'artista ha sempre cercato di scoprire l'essenza e il mistero.
Sul piano strettamente stilistico la pittura di Joan Miró è fatta di linee e forme leggere, prive di volume, che si dispiegano su vasti scenari di colore omogeneo. Le diverse forme risultano definite da zone di colore piatto, talvolta piuttosto trasparente. Nel suo persistente tentativo di "assassinare la pittura" adotta anche la tecnica del collage. Inserisce nelle opere materiali di scarto e oggetti di vario tipo. Un atteggiamento di chiara derivazione dadaista.
Motivi della vita reale e della storia intervengono solo a volte, influendo sull'intonazione generale delle opere di Miró. Le "pitture selvagge" del 1935, ad esempio, affollate di figure mostruose e angoscianti, manifestano la rabbia dell'artista per la guerra civile imminente.
Nel dopoguerra la conoscenza della pittura americana e di artisti come Pollock, Motherwell e Rothko, porta nella sua pittura una maggior attenzione al colore. Le zone colorate si allargano e invadono estensioni sempre maggiori della tela.
Preso da un rinnovato interesse sperimentale, inventa nuovi segni e simboli, derivati dall'incontro con la filosofia Zen.
L'opera di Joan Miró non è circoscritta alla sola pittura.
Il suo caratteristico universo si dispiega anche nella ceramica e nell'opera incisoria.
Un'importanza fondamentale spetta però anche alla scultura, che Miró pratica con particolare impegno a partire dagli anni '60. Le opere, spesso di grandi dimensioni, denunciano con particolare evidenza la componente fantastica e surreale dell'artista

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