LIBERTA' RELIGIOSE
a cura DI D. PICCHIOTTI
Rapporto 1999 del Consiglio d'Europa in materia di sette
Relazione su Religione e Democrazia.
"Raccomandazione 1396", adottata dall'Assemblea Parlamentare nel Gennaio 1999. Documento estratto dalla Gazzetta Ufficiale del Consiglio d'Europa.
Vedi l'indice di riferimento, che contiene una traduzione del Rapporto.
Traduzione in italiano e trasposizione in formato HTML: Copyright © 1999 Martini & Harry, Allarme Scientology, 26 Giugno 1999. Liberamente distribuibile - con una nota restrittiva per il CESNUR. [*]
1) Il Consiglio d'Europa, per statuto, è una Organizzazione essenzialmente umanistica. Al contempo, come tutore dei diritti umani, deve assicurare libertà di pensiero, coscienza e religione come affermato dall'Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Deve inoltre assicurare che le manifestazioni religiose siano conformi alle limitazioni stabilite dall'articolo stesso.
2) L'Assemblea ha già manifestato interesse nelle diversità culturali e religiose in Europa. La loro coesistenza e interazione ha considerevolmente arricchito il patrimonio europeo. In particolare, l'Assemblea fa riferimento alla Risoluzione 885 (1997) sul contributo Ebraico alla cultura europea, alla Risoluzione 916 (1989) sugli edifici religiosi in eccesso, alla Raccomandazione 1162 (1991) e Ordine N°. 465 sul contributo della civiltà Islamica alla cultura europea e alla Raccomandazione 1291 (1996) sulla cultura Yiddish.
3) L’Assemblea è inoltre consapevole che, anche in una democrazia, esistono ancora tensioni tra espressioni religiose e potere politico. Esistono aspetti religiosi in molti dei problemi che la società contemporanea si trova ad affrontare, come movimenti fondamentalisti intolleranti e azioni terroristiche, razzismo, xenofobia e conflitti etnici; si dovrebbe inoltre esaminare la disuguaglianza tra i sessi nella religione. L’Assemblea ha già indirizzato alcuni di questi argomenti nella Raccomandazione 1202 (1993) su tolleranza religiosa nella società democratica, e nella Raccomandazione 1222 (1993) sulla lotta a razzismo, xenofobia e intolleranza. L’estremismo in sé non è una religione, ma una distorsione o perversione della stessa. Nessuna delle grandi religioni antiche predica la violenza. L’estremismo è una invenzione umana che svia la religione dal suo cammino umanistico per renderla strumento di potere.
4) Non è compito dei politici decidere in materia religiosa. Come per le religioni, non devono cercare di prendere il posto della democrazia o attaccarsi al potere politico; devono rispettare la definizione di diritti umani contenuta nella Convenzione Europea sui Diritti Umani, e le norme di legge.
5) Democrazia e religione non devono essere incompatibili, anzi il contrario. La democrazia ha dimostrato di essere la migliore struttura per libertà di coscienza, esercizio di fede e pluralismo religioso. Da parte sua la religione, attraverso i suoi impegni morali ed etici, i valori che sostiene, il suo approccio critico e la sua espressione culturale, può essere un valido partner della società democratica.
6) Gli stati democratici, siano laici o connessi alla religione, devono permettere a tutte le religioni che rispondono alle condizioni espresse nella Convenzione Europea sui Diritti Umani di svilupparsi alle stesse condizioni, e permetter loro di trovare una adeguata posizione nella società.
7) I problemi sorgono quando le autorità cercano di usare la religione per i propri fini, o quando le religioni cercano di approfittare dello Stato per raggiungere i propri obiettivi.
8) Molti conflitti sorgono anche dalla reciproca ignoranza con conseguenti stereotipi e, infine, dal rifiuto. In un sistema democratico i politici hanno il compito di prevenire che un’intera religione sia associata ad azioni commesse, per esempio, da minoranze religiose fanatiche.
9) L’estremismo religioso che incoraggia intolleranza, pregiudizio e/o violenza è esso stesso sintomo di una società malata e si pone come minaccia alla società democratica. Considerato che compromette l’ordine pubblico, deve essere combattuto con mezzi conformi alle norme di legge e, trattandosi di espressione di malessere sociale, può essere combattuto se le autorità affrontano i veri problemi della società.
10) La chiave per combattere ignoranza e stereotipi è l’istruzione. Si dovrebbero rivedere programmi scolastici ed universitari, e con urgenza, in modo da promuovere una migliore comprensione delle diverse religioni; l’educazione religiosa non dovrebbe essere fatta senza tenere presente una visione della religione come parte essenziale di storia, cultura e filosofia dell’umanità.
11) I Leader religiosi potrebbero dare un contributo considerevole agli sforzi per combattere il pregiudizio, con discorsi pubblici e la loro influenza sui credenti.
12) La lotta al pregiudizio necessita inoltre lo sviluppo dell’ecumenismo e del dialogo tra le religioni.
13) Conseguentemente l’Assemblea raccomanda che il Comitato dei Ministri inviti i governi degli stati membri a:
I) garantire libertà di coscienza ed espressione religiosa a tutti i cittadini, in conformità alle condizioni espresse dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani, e in particolare a:
a) salvaguardare il pluralismo religioso permettendo a tutte le religioni di svilupparsi in identiche condizioni;
b) facilitare, nei limiti esposti dall’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, l’osservanza di riti e usanze religiose, per esempio in riferimento a matrimonio, abbigliamento, giorni sacri (per prendersi permessi lavorativi) e servizio militare;
c) denunciare ogni tentativo di fomentare conflitti all’interno e tra le religioni per finalità di parte;
d) assicurare libertà e pari diritti di istruzione a tutti i cittadini, indipendentemente da credo, usanze e riti;
e) assicurare giusto e pari accesso ai media pubblici a tutte le religioni;
II) promuovere l’educazione religiosa e in particolare:
a) migliorare l’insegnamento sulle religioni come insieme di valori verso cui i giovani devono sviluppare un approccio critico, nell’ambito dell’educazione su etica e cittadinanza democratica;
b) promuovere l’insegnamento scolastico di storia comparativa delle diverse religioni, accentuando le loro origini, le similitudini in alcuni dei loro valori e la diversità di usanze, tradizioni, feste ecc.;
c) incoraggiare lo studio di storia e filosofia delle religioni, e la ricerca universitaria in questo campo, in parallelo agli studi teologici;
d) collaborare con istituzioni religiose educative in modo da introdurre o consolidare, nei loro programmi, aspetti relativi a diritti umani, storia, filosofia e scienza;
e) evitare – nel caso di bambini – qualsiasi conflitto tra l’istruzione religiosa promossa dallo stato e la fede religiosa della famiglia, in modo da rispettare la libera decisione della famiglia su una materia molto sensibile;
III) promuovere migliori relazioni con e tra le religioni, e in particolare:
a) impegnarsi in un dialogo più regolare con i capi religiosi e umanistici sui principali problemi che la società fronteggia, il che renderebbe possibile tener conto delle opinioni culturali e religiose della popolazione prima che vengano prese decisioni politiche, e per coinvolgere comunità e organizzazioni religiose nel compito di sostenere i valori democratici e promuovere idee innovative;
b) incoraggiare il dialogo tra le religioni fornendo occasioni di espressione, discussione e incontro tra i rappresentanti delle diverse religioni;
c) promuovere regolare dialogo tra teologi, filosofi e storici, e con rappresentanti di altri campi di conoscenza;
d) ampliare e rafforzare l’associazione con organizzazioni e comunità religiose, specialmente con chi ha tradizioni culturali ed etiche profonde, tra la popolazione locale, in attività sociali, benefiche, missionarie, culturali ed educative.
IV) promuovere l’espressione sociale e culturale delle religioni e in particolare:
a) assicurare pari condizioni per il mantenimento e la conservazione di edifici religiosi e proprietà di tutte le religioni, come parte integrante del patrimonio nazionale ed europeo;
b) assicurare che gli edifici religiosi in eccesso siano riutilizzati in condizioni, per quanto possibile, compatibili con le intenzioni originali dei loro costruttori;
c) salvaguardare le tradizioni culturali e le diverse feste religiose;
d) incoraggiare il lavoro sociale e di beneficenza intrapreso da comunità e organizzazioni religiose;
14) L’Assemblea raccomanda inoltre al Comitato dei Ministri di:
I) indicare, come parte dei progetti educativi relativi a cittadinanza democratica e insegnamento della storia, linee guida per l’introduzione di piani di studio coerenti con i punti 13.ii.a, b e c di questa raccomandazione;
II) continuare a fornire una struttura di incontri pan-europei tra i rappresentanti delle diverse religioni.
Riferimenti
Dibattito d’Assemblea del 27 gennaio 1999 (5° Seduta).
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