mercoledì 2 luglio 2008

" GLI INUIT " DI GROENLANDIA


RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

Molto prima dell'avvento delle luci elettriche e dei mezzi a motore, la conoscenza del cielo notturno era un aspetto essenziale per la sopravvivenza dei popoli del nord. L'intera famiglia accompagnava gli uomini durante le battute di caccia che duravano per giorni e giorni. Durante lo svolgimento del viaggio, effettuato in slitte trainate da cani, il padre indicava, nella lunga notte artica, i vari corpi celesti ai figli, e, al termine del viaggio, mentre gli uomini costruivano l'igloo per la notte, le madri narravano ai bambini le storie legate al cielo.
Gli Inuit sono una popolazione derivata dal ramo della razza mongolica. Essi mostrano una corporatura tozza con bassa statura e arti inferiori corti (tutti caratteri atti a contrastare le basse temperature), il colorito è bruno-giallastro, la faccia appiattita con un grande cranio.
Il nome Eschimesi, una parola indiana del popolo Cree che significa mangiatori di carne cruda è un termine dispregiativo, non usato da molto tempo. Essi chiamano se stessi Inuit (o Yuit in siberiano e in alcuni dialetti dell'Alaska), cioè “il popolo” in lingua Inuktitut.
Tale lingua è una lingua polisintetica, tende cioè a concentrare intorno ad un nucleo logico-semantico, intere frasi, dando come risultato a parole spesso esageratamente lunghe, per noi. Ad esempio qasuiigsagbigsagsinnitluinagnag pug significa “non siamo riusciti assolutamente a trovare un luogo in cui riposare”.
Come d'altronde per altre parti della Terra, c'è stata una tendenza a riunire tutti i popoli che vivono all'estremo nord in un singolo stampo culturale, mentre in realtà esistono alcune differenze a seconda che si tratti di Inuit del Canada, dell'Alaska, della Groenlandia o dell'Asia, come si può vedere ad esempio nei diversi nomi degli dei o degli spiriti della natura.
La concezione del tempo per gli Inuit è molto particolare, come le condizioni che li hanno visti evolvere.
L'importanza che gli Inuit hanno posto riguardo al presente si riflette anche sui loro racconti popolari.
Essi non sono alla ricerca di una causa primordiale o di una spiegazione riguardo il fine ed il destino, ma invece tentano di definire il loro presente, tanto che si dice «gli Eschimesi non pensano mai molto al di là».
Questo è illustrato in un mito della creazione degli Inuit di Groenlandia, nel quale tre amici erano curiosi riguardo la grandezza e la forma della Terra. Essi partirono per l'esplorazione e finirono per camminare attraverso i passaggi senza fine di una enorme casa di ghiaccio per anni e anni. L'unico amico che sopravvisse tornò finalmente dalla sua gente e disse «la Terra è semplicemente un casa di ghiaccio molto grande» e poi morì.
Questa storia illustra la visione Inuit del mondo simile alla loro piccola società dove la loro piccola società è vista come il mondo intero. E ancora, insegna una sorta di lezione, che nel tentativo di capire gli aspetti del mondo e le strutture di ciò che ci circonda, noi finiamo sempre dove siamo partiti, con noi stessi e la gente che ci è più familiare. Per gli Inuit, il mondo è creato solo per le cose più fondamentali, tangibili e che accadono ora. Sembra che quando gli Inuit riflettono riguardo alla loro esistenza, sono più interessati alle loro relazioni con gli altri (che in caso di necessità li possono salvare) piuttosto che al loro compito in ordine all'universo.
Essi si rendono conto che non possono predire il futuro e allo stesso tempo non danno importanza al passato. A riprova di ciò, essi sono giunti ad un livello di benessere che molte società moderne ed industrializzate non hanno. Non è che gli Inuit non hanno creato racconti (e li vedremo in seguito) ma è che danno molta più importanza agli eventi del presente che alle storie del passato. Da quando Nuna (la Terra) e Sila (il cielo) giocano seguendo le loro regole misteriose, è opportuno che l'umanità impari ad interpretare tali regole, a rispettarle allo scopo di vivere. Non esiste una supernatura, ma solo natura (anche gli spiriti ne fanno parte), e l'umanità deve essere furba, allo scopo di osservarla, imparare come adattarsi ai capricci del vento, dell'acqua, delle temperature, della luce, imparare come adattarsi alle migrazioni degli animali, alle malattie, al terreno infido e al peggiore di tutti i terrori: l'ignoto, il pericolo che uno non sia abbastanza intelligente per anticiparlo.
Per gli Inuit, l'esistenza è un grande gioco a scacchi contro la natura: l'abilità offre migliori opportunità, ma non si può mai sapere a quale nuova mossa devi contrapporti. La conoscenza è meglio della fede.
Quando Knud Rasmussen chiese ad una guida Inuit in cosa credesse, si sentì rispondere «noi non crediamo, noi abbiamo paura».
Gli Inuit hanno anche definito le strutture dei rapporti fra Terra, Sole e Luna. Credono che un tempo ci fosse una grande massa di acqua che copriva la Terra. Quando questa acqua si asciugò, gli oceani e le terre furono creati. Il cielo è una rigida cupola che è fissa sopra alla Terra piatta, con al di là del bordo un grande abisso. Inoltre esistono due sorelle, Tuono e Lampo che creano la pioggia riversando acqua con i loro secchi sulla Terra.
Il Sole, le Stelle e la Luna ruotano attorno alla Terra, e le loro posizioni influiscono sulla caccia, sul tempo atmosferico e sulla navigazione.
L'incapacità delle minacce di passato e futuro di controllare questa cultura ha reso possibile il modo inusuale e solitario di vita degli Inuit.
Soprattutto, la vita degli Inuit è controllata dalle condizioni ambientali. Il loro ambiente, violento e isolato, ha un'influenza diretta sulle strutture politiche e sociali. Questo ambiente, mentre da un lato ha prodotto una cultura unica, ha simultaneamente creato grandi difficoltà nella determinazione delle origini degli Inuit. Come l'ambiente che li condiziona, in superficie la società degli Inuit appare molto semplice, ma osservata in profondità esistono ricche e complesse strutture.
Le stelle sono state usate per svariati scopi, come per predire il ritorno del Sole dopo la lunga notte invernale, un evento annunciato dalla visione nel cielo mattutino di Dicembre delle stelle Altair e Tarazez (definite insieme Aagjuuk).
Altair è una stella bianca distante 16,1 anni luce, fa parte della costellazione dell'Aquila ed è uno dei tre vertici del Triangolo Estivo, insieme a Deneb del Cigno e Vega della Lira.
Anche Tarazez fa parte dell'Aquila, è una gigante gialla distante 280 anni luce.
La misura del tempo nel nord è tradizionalmente segnato dall'Orsa Maggiore (Tukturjuit - il caribù) che si muove intorno alla Stella Polare e dal sorgere di altre stelle non circumpolari.
La caratteristica principale dell'Orsa Maggiore è sicuramente il “grande carro”, la più nota di tutte le configurazioni stellari. Qui si trovano due splendide galassie, M 81 ed M 82 e la nebulosa M 97 (NGC 3587) , comunemente chiamata Nebulosa Civetta e distante da noi 2600 anni luce.
Le ventiquattro ore del giorno sono suddivise in dieci segmenti ineguali, influenzati dalle attività del giorno e dalla posizione del Sole.
Si riconoscono 13 mesi lunari e 8 stagioni che sono associate con le migrazioni degli animali e altri cambiamenti biologici e sociali. Per esempio, all'inizio di upirngaksaaq (la primavera) l'aumentare del crepuscolo rende le stelle invisibili, aumentano le nevicate, nascono i piccoli di foca e gli Inuit giocano a palla.
Il periodo intorno a Giugno, invece, è chiamato la Luna dell'uovo perché è quando alcune specie di oche cominciano a covare.
Tra la metà di ottobre e la metà di novembre, il periodo in cui l'acqua del mare ghiaccia, è conosciuto come Tusaqtuut, che significa “ascoltare”, perché i viaggi con le slitte trainate dai cani sono ora possibili ed è così possibile ascoltare nuove notizie nei campi vicini.
In tutto l'emisfero nord, il punto di riferimento per indicare il nord, utilizzato da navigatori e viaggiatori in genere, è la Stella polare. Ironicamente, a queste latitudini è troppo alta, troppo lontana dall'orizzonte per essere utile. Essa è chiamata Nuutuittuq, “che non si muove”.
La Stella Polare, Polaris, a (alfa) Ursae minoris, è una supergigante gialla distante circa 700 anni luce. A circa 1° si trova l'attuale polo nord celeste, ma sarà verso il 2100 che la precessione porterà Polaris alla minima distanza dal polo.

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