Domande dell'anima e domande della vita (estratto di una conferenza di Rudolf Steiner del 1920)
a cura DI D. PICCHIOTTI
(Dal ciclo di 17 conferenze pubbliche
“La via al sano pensare e la condizione vitale dell’uomo del presente”
Stoccarda, marzo 1920 - gennaio 1921, Opera Omnia 335)
“L’intenzione che era a fondamento della mia Filosofia della libertà era di rispondere
alla seguente domanda: come può l’uomo di oggi porsi sensatamente di fronte alle
grosse questioni del presente col sentimento più importante, con la più grande
nostalgia dell’epoca attuale, vale a dire col sentimento, la nostalgia per la
libertà? Ed è di sicuro un elemento essenziale proprio in questa considerazione
dell’essenza della libertà che si sia chiuso con tutto quel modo in cui fino a quel
momento si è sempre posta la domanda riguardo alla giustificazione dell’idea della
libertà, dell’impulso alla libertà. Si è domandato: l’uomo è un essere libero per sua
disposizione naturale, o non lo è? Questa domanda mi appare superata da tutto lo
sviluppo dell’umanità nella nostra epoca. Oggi, rispetto a quello che l’umanità ha
vissuto negli ultimi tre o quattro secoli, possiamo solo domandare: l’uomo è in grado
di fondare un ordine sociale nel quale, sviluppandosi dall’infanzia alla maturità della
vita, sia in grado di trovare ciò che egli può a ragione indicare come la libertà del
suo essere? Non si domandava se l’uomo nasce libero, ma si domandava se all’uomo
è possibile trovare nelle profondità del suo essere qualcosa che egli possa sollevare
dai fondamenti inconsci o subconsci alla piena, chiara, luminosa consapevolezza, e se
grazie a ciò egli possa educare in sé un essere libero.
E attraverso queste considerazioni venni condotto all’idea che si possa fondare
questo elemento essenziale nello sviluppo dell’umanità dell’epoca attuale solo sulla
base di due cose: prima di tutto sulla base di ciò che allora chiamai pensare
intuitivo, in secondo luogo su ciò che chiamai fiducia sociale. E
siccome con queste due espressioni non ho indicato qualcosa di astratto, di teorico,
ma piuttosto cose della realtà, della vita, così quello che era inteso nel mio scritto
veniva capito solo molto, molto lentamente
Perciò si tentò nella mia Filosofia della libertà di indicare da un lato come l’uomo
dovesse ritornare a riempire la sua coscienza non solo con ciò che egli afferra della
natura e che la moderna scienza naturale gli offre in idee e in rappresentazioni, si
indicò come nell’uomo stesso si possa sviluppare una sorgente di vita interiore. E
quando egli trova questa sorgente di vita interiore, quando coglie nell’anima ciò che
non viene dall’esterno attraverso l’osservazione dei sensi, ma viene dall’anima stessa,
allora egli, attraverso questo suo afferrare l’intuitivo contenuto dell’anima, educa se
stesso alla decisione libera, al libero volere, all’azione libera.
E nella mia Filosofia della libertà tentavo di mostrare che si è sempre in una
situazione di dipendenza quando si seguono solo gli impulsi di natura; che si può
diventare liberi solo se si è in grado di seguire ciò che si sviluppa da sé nell’anima
umana come puro pensare intuitivo. Questo riferimento a ciò che l’uomo deve
conquistarsi nella sua anima con autoeducazione per poter davvero essere partecipe
della libertà, questo riferimento ebbe allora come conseguenza che io di necessità
cercai di dare seguito a ciò che era indicato nella Filosofia della libertà. E ho cercato
questo seguito nel corso degli ultimi decenni per mezzo di ciò che chiamo scienza
dello spirito orientata antroposoficamente.
Poiché se si è detto che l’uomo deve fare emergere l’impulso della libertà dalle
profondità della sua stessa anima, che deve fare emergere il pensare intuitivo, allora
si deve anche dire cosa deriva dal fatto che l’uomo si rivolga a tale sorgente
interiore della vita della sua anima. E fondamental-mente le comunicazioni degli
scritti antroposofici pubblicate negli anni successivi sono solo una somma di tutto
ciò a cui si è fatto riferimento allora nella mia Filosofia della libertà.
Ho fatto presente come nell’anima si possano seguire vie verso un pensare che
non si limita a combinare intellettualmente il mondo circostante, ma che a partire da
una visione interiore si solleva all’esperienza dello spirito. Ed ero obbligato a
mostrare ciò che si vede, quando si guarda nel mondo spirituale.
Tuttavia oggi è lecito, anzi è addirittura doveroso sottolineare che non si voleva
alludere a quella mistica nebulosa intesa da molti che parlano di questa sorgente
interiore dell’anima, né a quell’oscuro cianciare e fluttuare in aria che si abbandona
ad interiori fantasticherie.
Perciò si sono verificate due cose: da un lato quegli uomini che non volevano
rivolgersi a quella cosa che oggi è avvertita come scomoda, che cioè non volevano
seguire le vie di un pensare chiaro, si sentivano poco attratti proprio da ciò che
andava nella direzione dalla mia Filosofia della libertà. Dall’altro è successo che
comunque un numero sufficientemente grande di parolai e di accesi chiacchieroni
che desideravano cercare ogni cosa possibile su vie poco chiare, nebulose si sono
riallacciati a ciò a cui si doveva tendere con chiarezza per mezzo della scienza dello
spirito orientata antroposoficamente, e che per questo collegamento sono venuti
abbastanza spiriti cattivi che oggi combattono contro ciò che dicono persone con le
quali io non ho niente a che fare, ma che, combattendo quelle persone, mi
attribuiscono tutto quello che parolai, accesi chiacchieroni e mistici nebulosi
traggono come loro propria commedia da ciò che era inteso, proprio per quello che è
grandemente necessario per la cultura del presente. Perché questo è ciò che da un
lato è per noi particolarmente necessario: chiarezza della tensione
interiore. Quella chiarezza della tensione interiore che oggi contraddistingue il
vero scienziato della natura nella tensione esteriore. Ma ci serve appunto
chiarezza della tensione interiore. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno da un
lato. Non oscurità e crepuscolo, non una mistica crepuscolare, ma luminosa,
trasparente chiarezza in tutto ciò che ha a che fare col pensare. Questa è una cosa.
L’altra cosa su cui ci si deve fondare, che volevo esprimere con la mia Filosofia
della libertà
è la fiducia sociale. Viviamo in un’epoca nella quale ogni singolo deve
tendere, all’interno della sua coscienza individuale, ad andare nella direzione del suo
proprio pensare, sentire e volere. Non viviamo più in un tempo in cui gli uomini
sopportano davvero di venire guidati solo per mezzo dell’autorità. E non viviamo
neanche più in un tempo in cui gli uomini sopportano davvero che il loro intero
essere venga organizzato (da fuori). L’organizzazione si è sviluppata in verità solo
come una specie di polo d’opposizione
Se nell’umanità viene liberata quella sorgente di cui ho parlato nella mia Filosofia
della libertà come della vera intuizione, allora si potrà nelle faccende più importanti
della vita fondare sulla fiducia comunità sociali, così come in ultima analisi si deve
fondare sulla fiducia la vita quotidiana. Non succede infatti che quando due persone
si incrociano per la strada venga un vigile e dica a uno dei due: devi passare di là per
non urtare l’altro. Quello che è ovvio per la vita quotidiana può essere trasferito
nella vita superiore, se si vive con serietà, se si può coltivare serietà nel vivere.
In ogni caso in questa Filosofia della libertà vennero allora indicate due esigenze
relative alle vie dell’anima: una era che non è lecito accontentarsi di quel pensare che
oggi è popolare, che è popolare nella vita quotidiana, nella scienza, ma che ci si deve
sollevare all’educazione di ciò che nell’uomo è richiesto dalla nostra epoca: ad un
pensare che fluisce nell’anima dell’uomo dalla sua propria fonte originaria, ad un
pensare che è in se stesso chiaro e pieno di luce
La seconda parte di quell’educazione e di quell’evoluzione dell’umanità qui intesa
porta a ciò: che l’uomo diventi una cosa sola con ciò che sperimenta come impulsi di
volontà nel suo stesso corpo. La spiritualizzazione del corpo con la volontà, la
capacità di far fluire la volontà in ogni elemento sociale è la seconda cosa che questa
scienza dello spirito comunica.
E cosa succede degli ideali, quando in questo modo vengono per così dire inoculati
nel corpo secondo il metodo del pensare scientifico-spirituale? Questi ideali vengono
afferrati da ciò che altrimenti da questo corpo si rivolge solo al consueto mondo dei
sensi. Ciò che il nostro corpo ci porta incontro, che si risveglia a poco a poco nella
nostra infanzia, l’amore, l’amore sensibile diventa, se l’uomo viene afferrato dalla
scienza dello spirito, tale che tutti gli ideali non rimangono semplici astrazioni, non
rimangono semplici pensieri, ma vengono amati, vengono amati con tutto l’essere
dell’uomo. Così che si ama lo spirituale che sta a fondamento della nostra morale,
della nostra etica, dei nostri costumi, dei nostri ideali religiosi come una persona
amata, come un essere di carne e sangue. Perciò grazie alla Filosofia della libertà
doveva venir superato qualsiasi astratto imperativo categorico, che aveva già
disturbato Schiller, per il fatto che pone qualcosa nella vita dell’uomo a cui ci si
sottomette.
Se un simile impulso d’amore tra gli uomini diventa impulso sociale, allora la
comunità sociale si fonda sulla fiducia. Allora l’uomo sta di fronte all’uomo così
che quello che accade tra gli uomini accade grazie allo sperimentare di ogni singolo
uomo. Non accade per il fatto che gli uomini vivono come una mandria di animali e
che per mezzo di una qualche organizzazione viene ordinato da fuori, comandato
tutto quanto deve costituire la direzione, il cammino della loro vita.
E perciò si può dire: io allora volevo agli inizi degli anni Novanta del secolo
scorso con la mia Filosofia della libertà lanciare un appello per qualcosa di cui oggi
vediamo affermarsi il contrario nell’Europa dell’Est, un terribile e omicida contrario
che da là contagia diverse cose e si fa valere su una gran parte dell’Asia.
Noi appunto viviamo nell’epoca attuale in condizioni sociali che a partire
dall’istinto umano pervertito ricercavano l’esatto contrario di quello che si dovrebbe
perseguire sulla base della conoscenza del vero, profondo scopo dell’umanità
moderna. Questa è la terribile tragedia dell’epoca attuale. Questa è la terribile, ma
anche l’assoluta necessità per un anelito verso il futuro, cioè che noi riconosciamo
come debba essere costruito l’ordine sociale, come possa essere costruito solo sul
libero pensare, sulla fiducia per quello che Goethe intendeva, quando volendo
definire il dovere disse: “Dovere, ciò per cui si ama quello che ci si comanda da sé”
E non ho mai nascosto che nel portare la Filosofia della libertà e la scienza dello
spirito che si fonda su di essa non mi importava questo o quel contenuto, questo o
quel particolare. Ho sempre parlato con una certa ironia di quelli la cui maggiore
preoccupazione è di sentir dire da quante parti costitutive è composto l’essere
dell’uomo, o che cosa si può trovare in questa o in quella regione del mondo
spirituale. Ho sempre parlato con una certa ironia di un simile atteggiamento.
Quello che invece mi è sempre importato è di rispondere a questa domanda: cosa ne
è dell’uomo intero, dell’atteggiamento animico, corporeo e spirituale dell’uomo, se
egli si sforza non di pensare l’uomo come gli propone oggi la scienza naturale,
non di volere come lo spingono a fare le organizzazioni, ma di pensare e volere
nel senso della Filosofia della libertà e della scienza dello spirito orientata
antroposoficamente. E ho sempre fatto presente che il pensare suscitato accogliendo
semplicemente questa scienza dello spirito diventa mobile, amplia l’interesse per le
questioni del presente, ci dà la capacità di guardare in modo libero e spregiudicato a
ciò che impedisce l’ulteriore progresso nell’evoluzione dell’umanità.”
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