mercoledì 24 settembre 2008

Il percorso umano verso l’individuazione nel pensiero di Erich Fromm

a cura DI D. PICCHIOTTI
Soluzioni al paradosso esistenziale

Fromm considera, come si è visto, caratteristica intrinseca della natura umana la costante ricerca di una soluzione alla contraddizione in cui consiste la sua essenza.
In tale tentativo l’uomo può percorrere due vie diametralmente opposte: quella progressiva, verso l’emancipazione da quei vincoli che lo rendono ancorato alla natura e limitano il suo sviluppo, e quella regressiva, nella quale la disperata ricerca dell’armonia perduta lo rende schiavo delle sue passioni irrazionali, con l’effetto di perpetuare la sua condizione di dipendenza.

I primi passi mossi sulla via dell’individuazione in virtù dell’autoconsapevolezza, apportano all’uomo indipendenza e razionalità, ma al tempo stesso lo rendono in grado di percepire la propria solitudine, la propria separazione dai suoi simili e da un mondo nei confronti del quale egli percepisce la propria impotenza. L’insicurezza, l’ansia esistenziale che ne derivano, lo pongono di fronte all’alternativa tra il rinnegare la propria umanità, barattando la libertà conquistata con nuove dipendenze e costrizioni, ed il progredire sulla strada intrapresa, quella dell’indipendenza e della libertà positiva, che sola può permettergli la propria realizzazione.

Il progressivo distacco dall’originaria unità con la natura, il suo emanciparsi da quei legami che al tempo stesso lo opprimono e gli danno sicurezza, conduce l’uomo alla conquista di una sempre maggiore libertà. Ma tale libertà, afferma Fromm, come si può osservare nell’uomo moderno che può considerarsi sommariamente emerso dalle costrizioni della società pre-individualistica, rimane una libertà negativa, quella che Fromm definisce libertà da, che costituisce la precondizione, ma non si identifica, con quella libertà positiva, libertà di, che sola può consentire all’uomo il pieno sviluppo delle sue potenzialità.

La libertà progressivamente conquistata, finché rimane una libertà negativa (dai vincoli naturali, da costrizioni esterne), non può servire a placare l’insicurezza dell’uomo ed il vuoto che egli sperimenta come conseguenza della sua separazione.

Il peso di questa libertà lo costringe dunque ad affrontare il paradosso della propria esistenza. E le soluzioni che egli può dare sono riconducibili fondamentalmente a due sole alternative: egli può relazionarsi attivamente al mondo attraverso le proprie facoltà umane di ragione e di amore, oppure inseguire disperatamente la sicurezza rigettandosi nella natura dalla quale è venuto, nelle sue origini di essere animale e pre-individuato, e a spese della propria integrità fuggire dalla libertà conquistata.

Ciò può considerarsi valido sia a livello filogenetico che ontogenetico, sia per quanto riguarda la storia dell’esistenza umana che quella personale dell’individuo, poiché il destino dell’umanità è anche quello di ogni individuo.

Così come nel corso della storia l’uomo è emerso dallo stato di unione con la natura acquisendo consapevolezza di se stesso come entità separata, analoga è la sorte dell’individuo nella sua storia personale. Nel corso del processo di individuazione il bambino diviene sempre più capace di porre se stesso al centro del suo rapporto con il mondo, che nei primi stadi dello sviluppo non è vissuto come entità separata, e sviluppando le proprie facoltà emotive e razionali impara a far uso della sua ragione e ad affermare la propria volontà.

Fromm mette in evidenza il carattere dialettico del processo di individuazione, sia a livello individuale che sociale: emancipandosi da quei legami che, pur limitandolo, gli danno sicurezza e senso di unità e di appartenenza, l’uomo diviene cosciente di sé come entità separata, ma al tempo stesso capace di percepire il proprio isolamento. L’ansietà, il peso della responsabilità che la propria libertà comporta, può risultargli insostenibile, ed indurlo ad aggrapparsi a nuovi vincoli, a retrocedere nel processo di individuazione abbandonando la propria libertà nella disperata ricerca di nuove fonti di unità e sicurezza.

Il cammino dell’uomo verso l’individuazione, sia nel corso della storia umana che individuale, comporta dunque un percorso prolungato, non privo di insidie che possono farlo sprofondare in nuove dipendenze. I legami alla madre e alla natura, dai quali è emerso, divengono così legami al sangue, alla terra, al clan, alla casta, alla propria comunità sociale o religiosa, l’appartenenza alle quali diviene criterio per stabilire l’umanità di altri individui. Ma in tempi più recenti anche lo stato, la patria, la razza, la bandiera, sono divenuti oggetto di tali legami antirazionali e regressivi, con gli effetti catastrofici che ben conosciamo.

Ma nessun nuovo legame che l’uomo possa crearsi può permettergli di riguadagnare la perduta armonia. La soluzione regressiva si rivela dunque praticabile, ma deleteria per la sua integrità. La sola soluzione produttiva tramite la quale l’uomo può vincere il suo isolamento è quella di percorrere fino in fondo la strada dell’individuazione tramite la sua spontanea attività, ponendosi in relazione attiva con i suoi simili, con se stesso e con il mondo.

La possibilità dell’individuo di affermare un tale tipo di rapporto è funzione della sua struttura caratteriale, che al tempo stesso costituisce un valido indicatore del livello da questi raggiunto sulla via progressiva o rispettivamente regressiva. Ma Fromm considera ogni società caratterizzata da un certo livello di individuazione, che generalmente l’individuo medio non può superare. E dunque, in ultima analisi, nel pensiero di Fromm, la possibilità di un approccio produttivo alla vita risulta in gran parte condizionata dalle circostanze socioeconomiche e politiche cui l’uomo è soggetto, vista l’influenza che queste esercitano, tramite lo specifico modo di vita e le modalità di produzione ad esse sotteso, sul carattere dell’individuo.

Infatti, come Fromm afferma, soltanto in una società che consideri l’uomo come il suo fine più alto, e mai come un mezzo per altri fini, che sia fondata sui principi dell’amore e della giustizia, della solidarietà e dell’uguaglianza tra individui nel rispetto della loro libertà e diversità, potrà affermarsi il carattere produttivo come orientamento dominante, e concretizzarsi questa possibilità per la maggior parte delle persone.

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