giovedì 19 giugno 2008

Egitto, tracce indelebili nel tempo

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

TORONTO - Quanto c'è di egiziano nella cultura e nell'arte moderna? Molto di più di quanto possiamo immaginare. A confermarlo è un noto egittologo italiano, Francesco Tiradritti, durante una conferenza dal titolo " L'influenza dell'iconografia egizia sull'arte rinascimentale italiana", tenutasi lunedì al Victoria College.
Una civiltà millenaria come quella egiziana non poteva non lasciare segni indelebili nelle civiltà che l'hanno succeduta. Le domande sulle quali da sempre esercitiamo la nostra immaginazione e il nostro pensiero - la presenza di Dio nella natura, l'influenza degli astri, il destino dell'anima e del corpo - vengono da quel mondo sepolto e sono giunte attraverso i secoli fino ai giorni nostri. Il primo a far conoscere questa civiltà fu lo storico greco Erodoto che dedica un intero libro delle sue Storie all'Egitto presentandolo come un mondo meraviglioso.
«Agli occhi dei greci - ha spiegato Tiradritti - l'Egitto appariva come l'autentica patria e il luogo d'origine di misteri. Iside, divinità egiziana, principio femminile del mondo, sorella, madre, sposa e amante, sopravviveva nel culto di Demetra. Attraverso i greci, i culti egizi sono arrivati ai Romani che li hanno poi irradiati in tutta la cultura occidentale. Con l'avvento del cattolicesimo alcuni elementi furono assimilati e altri rifiutati come diabolici. Il culto della divinità femminile, generatrice del mondo, fu assimilato nel culto della Vergine. Ma il periodo decisivo per diffusione dei culti egizi nella cultura occidentale è sicuramente il Rinascimento. L'Umanesimo, l'uomo che diventa centro dell'universo riscopre la religione egizia come culto da contrapporre a una Chiesa che invece lo soffoca. La scoperta del Corpus Hermeticum del mago egiziano Ermete Trismegisto, rivelatosi poi un falso redatto nel 300 d.C., che riguardava la possibiltà per l'uomo di stabilire un rapporto diretto con la divinità e modificare il mondo, ha un'influenza notevole sull'arte, la letteratura e la filosofia del '500. La cosiddetta "letteratura ermetica" - ha continuato l'egittologo durante la conferenza - è una categoria di papiri contenenti incantesimi e procedure di iniziazione. Nel dialogo Asclepio (dal nome del dio greco della salute), facente parte del Corpus hermeticum, è descritta l'arte di imprigionare le anime dei demoni o degli angeli in statue con l'aiuto di erbe, gemme e profumi, come anche i metodi per far parlare e profetizzare le statue. In altri papiri vi sono formule per costruire artefatti e animarli. Questo tipo di pensiero era fortemente contrario ai dettami ecclesiastici, anche se non mancò di affascinare un papa sui generis come Alessandro VI Borgia, che commissionò al Pinturicchio di dipingere nella Sala dei Santi, scene della vita di Cristo, di Maria e dei Santi con motivi tratti dalla mitologia egiziana. Artisti fondamentali del Rinascimento come Leonardo da Vinci e Giorgione furono influenzati da suggestioni egizie come il culto di Iside, il principio femminile dell'universo e se ne trovano segni nelle loro opere. Tra Cinque e Seicento, con l'affermarsi della Controriforma, è proprio la chiesa ad impossessarsi di un simbolo egiziano, quello della vittoria, ossia l'obelisco, per affermare il suo trionfo sul paganesimo e sull'eresia protestante. Roma è, infatti, piena di obelischi edificati in epoca controriformistica. Molti degli obelischi sono opera di Gianlorenzo Bernini, tra cui famosissimi quello in piazza San Pietro che conserva sulla sommità i resti di San Pietro e l'obelisco che sovrasta la fontana dei Quattro fiumi in piazza Navona. Sebbene contrastato dalla Chiesa il culto per i misteri egiziani è sopravvissuto in maniera occulta fino a quando durante la Rivoluzione i francesi si impossessarono di simboli egizi per affrancarsi dalla monarchia assoluta e dal Cristianesimo. E questa suggestione per l'Egitto fu talmente forte nella Francia rivoluzionaria da spingere Napoleone alla conquista del Paese dei faraoni. Con le conquista dell'imperatore francese iniziarono i primi scavi archeologici e verso l'Egitto si iniziò a rivolgere un interesse più scientifico. Ma le suggestioni sono sopravvissute insieme ai significati simbolici. Ritroviamo l'Egitto ancora nell'arte figurativa dell'800 e del 900. Nel cubismo di Picasso e nell'esotismo di Gaugain ci sono espliciti riferimenti ai geroglifici. Un esempio lampante lo si ritrova ancora in Modigliani Ritratto di Lunia Czechowska. Il pittore si rifà esplicitamente al busto della regina Nefertiti. Troviamo segni della cultura egizia nelle numerose piramidi costruite in tempi recenti come la piramide a Memphis negli Usa che è una riproduzione della Piramide di Cheope. Il misticismo egiziano ha continuato a rappresentare la potenza dell'uomo nell'universo e come tale è stato ripreso anche nella simbologia massonica. Basti pensare - ha concluso Tiradritti - che il simbolo egiziano per eccellenza, l'occhio di Iside che sovrasta una piramide, simbolo del rapporto unico tra uomo e divinità, viene ancora stampato sulla banconota da un dollaro negli Usa». Da Erodoto ai giorni nostri passando attraverso l'arte rinascimentale Di MARIANNA RUSSO Data pubblicazione: 2006-09-22

1 commento:

Antonio Candeliere ha detto...

Interessante articolo.