lunedì 25 giugno 2007

Miro Martini (L’arte)



Il mondo estetico
Tuttavia, metta rilievo nella sua struttura estetica il gobbo oppure l’uomo diritto, il sentimento doloroso o quello piacevole, il prodotto dell’imbrattatele ovvero l’opera del genio pittorico, l’atteggiamento estetico soddisfa bensì l’uomo di semplici tendenze estetiche, aperto ad ogni aspetto sensibile-espressivo dell’esperienza, ma non contenta l’artista. Quale artista, difatti, trasferisce direttamente nelle proprie opere i caratteri "naturali" dell’esteticità? Quale artista, cioè – pittore, musicista, poeta, o altro che sia – presenta nelle proprie opere gli aspetti usuali del mondo, del sentimento, dell’espressione linguistica, o quelli dell’arte già realizzata?
L’arte, terza forma del mondo contemplativo o estetico, non è semplice contemplazione, bensì azione. È azione mirante ad un risultato che deve valere come oggetto di contemplazione, anziché d’uso strumentale; esteticamente, vale a dire nell’individualità e nell’isolamento del proprio corpo sensibile-espressivo. L’arte è tecnica; è attività pratica rivolta a costruire una forma contemplativa o estetica ideale, quale non s’incontra nell’esperienza ordinaria, extraartistica.
Il processo di idealizzazione delle forme contemplative correnti si attua mercé l’opera dello stile, che trasfigura così il gobbo come l’uomo diritto, il sentimento doloroso come quello piacevole,…, conferendo ai loro aspetti abituali una coerenza ed unità sensibile-espressiva – per esempio lineare, cromatica, plastica, sonora, mimica, linguistica,… – anteriormente ignota. Non c’è, infatti, artista che non "corregga" i propri modelli o motivi ispiratori "naturali", che non ne superi l’analiticità o dispersione, la disarmonia sensibile, nell’ordinamento vivo, gerarchico, di uno stile.
L’arte costituisce un problema; ed un problema inesauribile. In quanto problema, essa può, sia pervenire a soluzioni positive, sia fallire: vale a dire che l’arte ammette, nel suo seno, così un valore – il bello – come un disvalore – il brutto (combinazione incoerente di elementi artistici positivi, o contaminazione fra elementi artistici ed anartistici) –. In quanto problema infinito, l’arte non approda mai a risultati definitivi, ad opere che si possano misurare col metro di una bontà raggiunta in maniera assoluta. Si troverà giustamente da ridire anche sul miglior Dante e sul Raffaello più "perfetto"; perché l’opera d’arte riuscita possiede sempre – fatalmente! – delle manchevolezze, dei "difetti". Questi difetti, che van distinti con cura dalla bruttezza o disvalore artistico, fanno parte, come vedremo, del carattere individuale dell’opera d’arte riuscita.


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