martedì 4 dicembre 2007

Giorgio De Chirico e la Pittura metafisica.

RICERCHE ACURA DI D. PICCHIOTTI

Ideato da Giorgio De Chirico dopo un suo soggiorno parigino, per rendere in espressione pittorica quel senso di mistero che va oltre la visione reale avvalendosi di elementi presi a prestito da un repertorio fantastico, un clima magico dove l’immobilità e la fissità di manichini simboleggia la perdita di identità individuale, l’assenza di drammi, l’alienante solitudine dell’uomo contemporaneo; una pittura rivolta a creare suggestioni fantastiche con l’accostamento di oggetti disparati e specialmente di statue antiche in uno spazio costruito secondo le regole e la prospettiva quattrocentesca, con colori decisamente moderni e con associazioni di storia e di tempo senza che tra essi vi sia alcuna relazione.
Naturalmente, a questo movimento aderirono numerose personalità; De Chirico (con Ettore e Andromaca, Le muse inquietanti, Il Trovatore, poi con le famose Piazze d’Italia); Carrà (con Idolo ermafrodito, Ovale delle apparizioni, Cavaliere dell’ovest, Camera incantata, ecc.) che passato sia attraverso le esperienze futuriste, sia quelle metafisiche, conserva un’originalità che ne fa, per lo meno fino agli anni intorno al 1940, uno dei più grandi pittori contemporanei; Giorgio Moranti, forse il più coerente e lirico tra i pittori del secolo, dopo la prima esperienza metafisica si dedica ad alcuni temi particolari: le nature morte e i paesaggi; Filippo De Pisis si accosta inizialmente alla pittura metafisica; poi si volge allo studio della pittura francese ottocentesca e del vedutismo veneziano del settecento e creando una pittura di vivissimo risalto coloristico; Enrico Baj con i suoi famosi "manichini", le sue "catastrofi" (l’atomica a Hiroshima e Nagasaki) e le raffigurazioni di Bin Laden (ripreso da una fotografia) e del mullah Omar (ripreso dall’immaginario visto che non esistono raffigurazioni dello stesso) realizzati con la tecnica del "dripping" facendo, cioè, cadere gocce di colore sulla tela con uno stile artistico che rifiuta l’estetismo formale ma che si fonda , invece, sull’immaginario, sulla libera interpretazione dello spettatore.
Se il Futurismo è il movimento artistico favorito agli inizi dal regime fascista, lo stesso regime impone poi un ritorno alle forme di classicismo tradizionale, che prende forma nel cosiddetto Movimento del novecento (dopo il 1922) a cui appartengono artisti come Sironi e Pietro Marussig, ma che ha i suoi più tipici rappresentanti in Ubaldo Oppi, Efisio Oppo, Anselmo Bucci.
Reagiscono a tale cultura, a Torino, alcuni pittori che formano il cosiddetto "Gruppo dei sei" (il cui massimo esponente è Francesco Menzio) intorno al 1929; a Roma la cosiddetta "Scuola Romana", che annovera eccezionali artisti come Scipione e Mario Mafai, Francesco Trombadori, quest’ultimo molto attento a custodire i valori della tradizione pittorica pur se con piccoli e attentamente valutati cambiamenti; a Milano il "Gruppo di Corrente", animato da Edoardo Persico, che tra il 1930 e il 1940 vede schierati alcuni dei nomi più importanti dell’arte italiana contemporanea: Raffaele De Grada, Giuseppe Migneco, Renato Guttuso, Orfeo Tamburi, Lucio Fontana, Alberto Viviani, Ennio Morlotti ecc.; pittori, questi, appartenenti a varie tendenze delle quali particolarmente impegnata sopra un piano sociale, quella del "realismo", che ebbe notevole peso nel costume italiano degli anni ’50 e di cui Guttuso fu il massimo esponente.
Altro grandissimo personaggio dell’arte italiana contemporanea è Amedeo Modigliani che non solo nacque in Italia ma che fu sempre fortemente legato alla cultura figurativa italiana; d’altra parte il fenomeno Modigliani caratterizza un particolare costume artistico dei primi decenni del secolo, la cosiddetta Scuola di Parigi.
A Parigi infatti, dopo anni di crisi dovuti (nonostante l’attività di maestri come Cézanne) all’inaridimento della tradizione culturale tardo-impressionistica, approdano alcuni giovani artisti venuti da tutta Europa: Picasso, Braque, Matisse, Chagall, Modigliani appunto, Rouault, Dufy, Léger, Derain, Mirò.
Tra i numerosi scultori, dopo l’esperienza eccezionale di Medardo Rosso (che costituisce forse il massimo episodio artistico italiano a cavallo del secolo) l’arte italiana consacra tre grandi personalità: Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù, ai quali si affiancano Pericle Fazzini, Emilio Greco, Francesco Messina, i due fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro
Per quanto riguarda, infine, l’architettura: Ignazio Gardella, Pier Luigi Nervi, Giovanni Michelacci, Carlo Scarpa, Gio Ponti, sono i maggiori protagonisti del rinnovamento architettonico.
In Germania, contemporaneamente e subito dopo la grande stagione dell’Espressionismo, uno dei più importanti "movimenti" è il Bauhaus, per il suo chiaro intento di intervenire nella vita della società, mettendo a fuoco i problemi più evidenti del rapporto tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda; vi agiscono alcuni dei massimi architetti contemporanei, come Mies van der Rohe e Walter Gropius e pittori come Paul Klee; personalità, quest’ultima, di illimitata fantasia lirica, uno dei massimi "poeti figurativi" del Novecento.
Più direttamente legato alle tarde esperienze dell’Espressionismo tedesco, dopo la sconfitta e la crisi sociale, è il cosiddetto movimento della "Nuova oggettività" (Neue Sachlichkeit).
Il maggiore esponente è George Grosz, grande disegnatore, illustratore dei costumi della borghesia militaristica prenazista; ma anche Otto Dix e Max Beckman sono protagonisti di una violenta cronaca pittorica.
Il fenomeno di maggiore interesse sorto dalle culture figurative nordiche è quello che nel 1917, ad Amsterdam, dà luogo al cosiddetto Neoplasticismo e che è l’elaborazione di una delle più complesse personalità del Novecento, Piet Mondrian.
Legatosi all’astrattismo antinaturalistico ideato da Kandinsky (rifiuto della rappresentazione, anche elaborata e deformata, degli "oggetti"), Mondrian sostiene un tipo di pittura fortemente intellettualistica, riducendo l’immagine secondo schemi di rigorosa essenzialità formale e di zone piatte di colore elementare.
Spesso le opere di Mondrian sono appunto, lo schema, reso astratto, di tali antiche misurazioni.
Altro movimento più importante per la risonanza che ebbe nel gusto e nella cronaca della nostra epoca che per oggettivi risultati artistici, è il Surrealismo: rappresentazione dell’inconscio, delle visioni oniriche, che risente di un forte influsso letterario.
Ad esso partecipano artisti di grande talento: Salvator Dalì, Max Ernst, lo scultore Hans Arp, il pittore, scultore e incisore Juan Mirò.
La rapida diffusione dell’arte surrealista fu favorita dal clima del periodo tra le due guerre che fornirono agli artisti una ricca e attuale tematica di ispirazione, il tragico dramma che stava per compiersi sull’Europa e che gli artisti surrealisti seppero esprimere con pitture mostruose, dense di significati.
Il celeberrimo dipinto che Picasso dedicò alla piccola città basca di Guernica, rasa al suolo dall’aviazione nazista, è la testimonianza più vera di quel che accadde quel pomeriggio del 26 aprile 1937.
Riferimenti a tale cultura si possono trovare anche nella formazione di alcuni altri importanti artisti contemporanei, come gli scultori Alberto Giacometti e Henry Moore.
Negli Stati Uniti, la personalità di maggior peso è quella di un architetto: Frank Lloyd Wright, mentre il pittore di maggiore interesse è Ben Shan, artista strettamente legato a un tipo di pittura di indagine sociale, fortemente critica.
E’ dal 1955, parallelamente, in Inghilterra e in America va acquistando, grazie all’opera di una folta schiera di artisti (tra i quali meritano indubbiamente una citazione il pittore Jackson Paul Pollock, e lo scultore Alexander Calder), il posto che finora non aveva avuto nel panorama artistico mondiale.
Infatti dopo l’ultima proposta culturale di carattere europeo (quella del cosiddetto "informale" che si esaurì presto in un polemico formalismo), gli ultimi miti della cronaca pittorica hanno appunto origine direttamente negli Stati Uniti.
Si trattò, della cosiddetta Pop art, movimento che recuperando alcuni aspetti del Dadaismo (oggetti preesistenti inseriti nell’opera) proponeva l’ingresso nell’arte contemporanea di fenomeni tipicamente sociali e popolari (Pop da "popular") come il vastissimo repertorio dei mezzi di comunicazione e di cultura di massa: televisione, immagini pubblicitarie, fotografie, fumetti, beni di consumo, ecc. … con lo scopo di accostare l’arte alla realtà quotidiana.
Oggi si tratta Op art, che invece propone composizioni di forte astrazione visiva, in cui il ripetersi di un modulo geometrico abbia appunto un particolare effetto ottico (Op da "optical").

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