lunedì 3 novembre 2008


La moda e la bellezza sono passioni antiche...

A CURA DI D. PICCHIOTTI

La moda e la bellezza sono passioni antiche... Apriamo assieme a Tricotilla, archeologa arzilla, il baule della storia e assistiamo alla più grande sfilata di moda di tutti i tempi!
Stoffe leggere e pesanti, bianche o di colori sgargianti, parrucche, gioielli e trucchi...da dove cominciare?
Per fare un bel vestito ci vuole prima di tutto... la stoffa!
Una ricca signora di Atene o Roma poteva anche acquistare i tessuti già pronti nelle botteghe ma, di solito, ogni donna preparava i vestiti in casa.
Il primo passo era la scelta del materiale: lana, lino, cotone, canapa e seta sono usati a seconda delle diverse epoche storiche, delle diverse stagioni e delle diverse circostanze.
I colori erano ricavati da piante, frutti, animali e minerali, dunque da tutto ciò che c'era in natura: con lo zafferano si poteva ottenere, invece del risotto, una bellissima tintura gialla, ,mentre l'uva bianca e nera permetteva di colorare i tessuti dal verde al viola, dal grigio al bruno; per vere un rosso intenso, il color porpora, si usava addirittura un mollusco, anzi migliaia di molluschi per ottenere un solo vestito che per questo era costosissimo.
Ma tutti i popoli del mondo antico e anche di quello moderno non si accontentano solo di bei vestiti: avere una particolare pettinatura, un corpo curato e ornato con splendidi gioielli è da sempre uno dei requisiti per essere veramente alla moda.
Aspetta, un'ultima cosa prima di cominciare! Ricorda sempre che nel mondo antico l'abito... fa davvero il monaco!
Infatti un bel vestito e ricchi gioielli si accompagnano sempre ad una determinata classe sociale. Per dirlo in altre parole, mi vesto non secondo i miei gusti e i miei desideri ma secondo quanto la mia posizione sociale richiede, per far capire immediatamente, a chi mi vede, chi sono io.
E allora... che la sfilata abbia inizio!

Primitivo sarà lei!
La vita in un villaggio preistorico doveva essere abbastanza dura: a seconda del luogo, si abitava in gortte o in capanne fatte di fango e paglia.
Gli uomini e le donne coltivavano i campi e allevavano gli animali, il tutto senza troppi lussi e senza troppo tempo per dedicarsi alla moda ed alla bellezza.
Almeno questo è quello che crediamo noi, perché sono davvero pochi i gioielli e gli ornamenti che sono rimasti, anche se il lungo tempo passato potrebbe essere il vero responsabile della loro assenza.
Infatti quasi nulla sappiamo degli oggetti di ornamento risalenti al Paleolitico, mentre a partire dal Neolitico troviamo conchiglie e denti di animali usati come collane; è solo con l'età del Bronzo che compaiono pettini d'osso, spilloni in bronzo e qualche gioiello, ad esempio ciondoli e perle in ambra e vetro.
Di certo, a partire dal Neolitico l'uomo ha utilizzato la stoffa per confezionare i suoi abiti: sono stati recuperati numerosi frammenti, soprattutto in lino e lana.
Sappiamo inoltre come si realizzavano, anche perché gli strumenti usati sono rimasti più o meno gli stessi fino all'età romana.
La fibra animale o vegetale, dopo essere stata lavata e pettinata, veniva avvolta su un bastone di legno chiamato conocchia o rocca.
Poi con il fuso, un bastoncino di legno, con in fondo un piccolo peso di terracotta (la fusaiola) che rendeva omogenea e forte la rotazione, si creava il filo.
Il telaio era lo strumento fondamentale per passare da un semplice gomitolo di filo alla stoffa.
Si tratta di un oggetto fatto con pali di legno, sul quale vengono fissati diversi fili verticali (ordito), tenuti in tensione da pesi di terracotta. Tra questi fili tesi si passa, con una spoletta, il filo orizzontale (trama) e, con tanta pazienza e un po' di esperienza, si ottengono i tessuti per preparare gli abiti. Possiamo immaginare che questi abiti fossero tuniche, gonne, bluse e mantelli.
Non mancano anche copricapi a cono, realizzati intrecciando fibre palustri. Ne sono stati trovati nelle Alpi, chissà se erano solo una moda locale o se erano usati anche altrove!
  
A qualcuno piace calvo
Tra sabbia, sole e caldo avere una pelle perfetta non era impresa da poco. Ma olii e grassi profumati assicuravano agli Egizi di essere ben protetti dalle scottature e dalle sferzate del vento. Le ricche signore usavano unguenti a base di giglio, mentre l'olio di ricino era tutto quello che poteva permettersi la povera gente, ugualmente efficace, ma di colore nauseante.
Una lunga linea nera sottolineava gli occhi di uomini e donne, non solo per esser belli, ma anche per proteggersi dalle mosche e dalle infezioni che in un clima caldo sono sempre in agguato.
Per ricavare il colore nero, il Kohl, bisognava triturare un minerale di piombo, la galena, e mescolarlo con grasso animale; poi con un bastoncino veniva applicato sugli occhi.
Il trucco degli egizi non finiva qui: c'erano rossetti per le labbra fatti con ocra rossa mischiata con grasso , polveri colorate da stendere sul viso, ma anche sulle unghie veniva dato una specie di smalto fatto con l'henné.
Per avere la testa sempre in ordine cosa c'è di meglio di una parrucca da indossare nelle occasioni importanti? ne sono state trovate di tutti i tipi: lunghe, corte, ricce, lisce o a treccioline, fatte con capelli veri!
No pensare per questo che nell'antico Egitto avessero tutti la testa rapata: in realtà molte mummie sfoggiano capelli lunghi e proprio nella valle del Nilo sono nate le prime ricette per coprire i capelli bianchi.
La passione per i profumi era tale che, durante le feste, venivano appoggiati sulle parrucche dei piccoli coni di grasso profumato che, con il caldo, si scioglievano e scendendo lungo la parrucca e l'abito l'impregnavano di buon odore a lungo.
In un paese caldo, come l'Egitto, la stoffa più usata era il lino, col quale si realizzavano abiti che nel corso dei tempi si sono modificati.
La donna portava una lunga tunica con o senza bretelle; a seconda dell'epoca la veste poteva essere liscia, pieghettata, aderente o morbida, arricchita con mantelli.
L'uomo indossava normalmente un gonnellino, i più ricchi anche la tunica. Molti avevano le "mutande" (il perizoma), che potevano anche portare le iniziali del proprietario, come quelle di un architetto di nome Kha.
Il tocco finale per essere davvero bellissimi era quello di indossare orecchini, collane, braccialetti, cavigliere e ricchi diademi da mettere sulla parrucca.
E ai piedi? Chi poteva, sfoggiava sandali infradito di papiro, palma o cuoio, anche colorato!

Mentre Penelope tesseva...
Entrare nella stanza di una signora greca non doveva essere molto diverso che entrare in bagno dopo che tua sorella maggiore si è preparata per uscire il sabato sera. Profumi e unguenti alle rose, mandorle, mele cotogne e zafferano erano conservati in piccoli vasi a forma di brocca (oinochòe), anfora (amphorìskos), sfera (aryballos), cilindro (alàbastron). Pettini e nastri sparsi un po’ ovunque per acconciare i capelli che spesso erano tinti di biondo e di rosso.
Tutto questo per rendere affascinanti tutte le signore, anche quelle che, viste di prima mattina, avrebbero spaventato persino Ercole!
Dice il proverbio “Per abbellire, bisogna soffrire!”: quindi, per avere uno sguardo languido e seducente, nulla è meglio del crocodilea, ottimo collirio a base di escrementi di coccodrillo.
Da cassapanche di legno venivano estratti abiti profumati con frutti e fiori aromatici di coccodrillo.
Da cassapanche di legno venivano estratti abiti profumati con frutti e fiori aromatici, da indossare direttamente sul corpo nudo, visto che i Greci non usavano biancheria, ad eccezione delle donne che potevano portare una fascia come reggiseno.
A seconda del clima le stoffe potevano essere di lino o di lana, mentre più rara e preziosa era la seta, che i Greci non sapevano produrre ma importavano dall’Oriente, e poco usata era la canapa.
Due erano i modelli più diffusi per le signore alla moda: il peplo e il chitone.
Il peplo era un semplice rettangolo di stoffa, piegato lungo il bordo superiore in modo da formare un ampio risvolto e avvolto attorno al corpo, fissato infine alle spalle con grosse spille; poteva avere il fianco aperto o cucito ed essere indossato con o senza cintura.
Il chitone era una semplice tunica cucita lungo i fianchi e sopra le spalle, in modo da lasciare tre aperture per far passare la testa e le braccia e, di solito, era assicurato alla vita da una cintura.
Anche gli uomini vestivano con un chitone che, a seconda dell’età, del ceto sociale, delle occasioni e dell’epoca storica, poteva essere lungo o corto.
Il tocco finale per un abbigliamento impeccabile era il mantello e, in certe occasione, il cappello e … le scarpe, che erano molto meno comuni di quanto si possa pensare.
E chi poteva permetterselo, impreziosiva l’ abito con spille (fibule), spilloni, laminette dorate e si ornava con anelli, bracciali e collane.

L'Etrusco fa tendenza
Se tu chiedessi ad un antico greco o ad un antico romano a quale popolo dare la palma dell’ eleganza e del lusso ti risponderebbe, con un bel po’ di invidia: “Ma…ovviamente agli Etruschi!”
Quando, infatti, anche noi moderni guardiamo le splendide pitture che decoravano le loro tombe o le figurine di bronzo che venivano messe nei santuari, davvero rimaniamo colpiti dalla magnificenza dei loro vestiti, ricamati e colorati, e dal gusto raffinato degli accessori: gioielli, cinture, scarpe e cappelli.
E’ ovvio che solo le persone più ricche potevano permettersi tutto questo lusso, e solo in momenti particolari, come feste e cerimonie speciali.
Guardare le pitture o i bronzetti di allora è un po’ come sfogliare un giornale di alta moda oggi: non penserai di trovare lì gli abiti con cui vai a giocare in cortile…
Il modello base è la tunica di lana o di lino con sopra un mantello. A seconda delle epoche e delle stagioni cambiano la leggerezza, la presenza o meno di pieghe e ricami.
Concentriamoci allora sui particolari: spille in oro, argento e bronzo, dette fibule, per fissare le vesti; collane in perle d’ ambra e vetro, orecchini, anelli per agghindarsi e persino piccole lamine in oro da cucire sull’ abito.
Spesso, per completare l’ abbigliamento, si poteva mettere il cappello: alle signore si consiglia un cappello a cono detto tutulus, agli uomini un copricapo a larghe falde simile ad un sombrero messicano!
Ai piedi sandali, calzari e stivali, rinomati e imitati in tutto il mondo antico, specialmente le scarpe a punta (calcei repandi)!
Infine, nei corredi delle ricche signore non è raro trovare una specie di antico “beauty case” fatto di bronzo, la cista, che conteneva il pettine, lo specchio, le pinzette per depilarsi e tutti i recipienti per unguenti, profumi e trucchi vari, sui quali a dire la verità sappiamo poco, ma che dovevano essere simili a tutti i prodotti usati un tempo nel Mediterraneo.
Il trucco c’ è … e si vede!
Il trucco c'è... e si vede!
Ti è mai capitato di entrare nella sala romana di un museo? Guardando le statue e i dipinti dell’ epoca hai notato quante pettinature sfoggiano uomini e donne dell’ antica Roma? Sembra quasi di essere in un salone di parrucchiere!
Le ricche donne romane amavano tingersi i capelle di vari colori: rosso, biondo, nero e persino blu (colore riservato alle cortigiane).
Le signore stavano ore a farsi acconciare i capelli: ricci, lisci, con boccoli, trecce; addirittura, per chi aveva pochi capelli, c’ erano anche bellissime parrucche.
Per acconciarsi esistevano strumenti come il calamistrum, una specie di ferro da ricci, fatto di canna o metallo, che veniva riscaldato per avvolgere le ciocche da arricciare. Per trattenere e decorare i capelli si potevano utilizzare accessori come una reticella d’oro, spilloni e forcine, pettinini e nastri.
Poiché nel mondo antico non esistevano le foto, chi voleva far ritrarre la propria immagine poteva farsi scolpire una statua. Per le statue delle signore, esistevano addirittura parrucche di pietra da mettere sulla testa, intercambiabili a seconda della moda del momento, affinché la statua, come la sua proprietaria, fosse sempre all’ ultimo grido!
Anche di trucco del viso richiedeva cura e tempo: dopo un maschera di bellezza si stendeva una cipria bianca, la biacca, e sugli occhi ombretto azzurro o verde, e colore nero per il contorno delle ciglia. Una vera raffinatezza era, infine, far risplendere la pelle spolverizzandola con dei lustrini!
Passando all’ abbigliamento quotidiano. I più poveri indossavano soltanto una tunica, formata da due rettangoli di stoffa cuciti assieme, con un foro per la testa e trattenuta da una cintura.
Invece i patrizi (così infatti si chiamavano i nobili a Roma) sopra la tunica indossavano la toga, una grande pezza di lana o lino (nella sua versione estiva) fatta a semicerchio e molto, molto lunga. Indossarla era un’ operazione complessa: per non rimanere intrappolati dal tessuto bisognava farsi aiutare da uno schiavo!
Le donne usavano la tunica come sottoveste, sopra cui andava la stola, un abito pieghettato lungo fino a piedi e infine la palla, un ampio mantello che copriva spalle e braccia.
Ai piedi uomini e donne usavano scarpe a stivaletto o sandali di vari colori, talvolta anche dotati di tacco per sembrare più alti!
Ad una vera signora, a questo punto, mancano solo i gioielli, due gocce di profumo, la borsetta, il ventaglio e l’ ombrellino parasole… nessun problema sono tutte cose che al tempo dei romani esistevano già!
Chi è la più bella del reame?
Il lusso sfrenato sembra essere il carattere dominante della moda bizantina. Oro, argento e pietre preziose venivano utilizzati a profusione non solo nei gioielli, ma anche per arricchire le stoffe. I Bizantini avevano raggiunto un’ alta perfezione nel realizzare stoffe lavorate con fili d’ oro e d’ argento,con ricami a rilievo e a vari colori, con topazi, perle, coralli, zaffiri e rubini.
Introdussero anche la lavorazione della seta: furono due monaci che portarono dalla Cina in Occidente uova e bozzoli di bachi, nascosti nei loro bastoni da viaggio, e le informazioni necessarie per trasformare il sottile e prezioso filato in un costosissimo tessuto. Tutto ciò però era riservato solamente agli imperatori e ai cortigiani. Pur derivando da quello greco-romano, l’abito base dei Bizantini era più pesante e quasi privo di panneggi. Gli uomini indossavano comunemente una corta tunica, trattenuta in vita da una cintura, e sotto portavano le brache aderenti come una calzamaglia; il mantello completava l’ insieme. Poco usato era il cappello, a cono o a semplice cappuccio.
Per le donne tuniche lunghe fino ai piedi, molto decorate, da indossare sopra tuniche con maniche aderenti e l’ immancabile mantello da drappeggiare sulle spalle. Chi faceva parte della corte amava calzare raffinati “stivaletti” in seta o decorati con oro e pietre preziose. Capelli raccolti e trattenuti con nastri o reticelle per le donne e capelli corti e barbe curate per gli uomini, sono la caratteristica della moda dell’ epoca.
Come spesso accade, era l’ imperatrice a dettare la tendenza del momento: seguendo l’ esempio di Teodora, le dame facevano largo uso di prodotti di bellezza, come creme antirughe, magiche (e disgustose) pozioni “abbronzanti”, miracolose misture per depilarsi…
Fondamentale era la scia di profumo al passaggio delle nobildonne, che infilavano nelle cinture fazzoletti impregnati di essenze rare e  portavano appesi alle calzature piccoli recipienti d'oro pieni di olio di sandalo, mirra o gelsomino.
Se pensi che oro e pietre preziose fossero utilizzate solamente per arricchire gli abiti e le calzature, non hai mai osservato con attenzione le raffigurazioni di epoca bizantina! I nobili utilizzavano abbondantemente fermagli, orecchini, bracciali, collane, anelli e corone spesso di dimensioni enormi.
Con tutto questo luccichio, forse un bel paio di occhiali da sole sarebbe stato utile per non rimanere abbagliati alla vista di tanto splendore!
Che barba i longobardi!
Incontrare un guerriero longobardo doveva essere un’ esperienza indimenticabile: viso incorniciato dalla lunga barba, da cui il nome di questo popolo, cranio parzialmente rasato, con capelli divisi alla sommità da una scriminatura di due ciocche lunghe fino all’ altezza della bocca, aria feroce e armi di vario tipo appese alle cinture.
Eppure, dietro quest’aria minacciosa, si nascondeva uno spirito raffinato che si manifestava, per quanto riguarda la moda, anche nella creazione di gioielli, realizzati con grande abilità in metalli diversi, vivacizzati da pietre colorate e lavorati secondo le più complesse tecniche dell’ oreficeria.
Abiti larghi, generalmente di lino, con bande intessute a vari colori e calzari aperti, fermati da lacci intrecciati, rappresentavano l ‘abbigliamento caratteristico dell’ uomo. Riservato ai cavalieri  era l’ uso di portare anche gambali di panno rosso, simili ai moderni “scaldamuscoli”, ereditati dal costume romano.
Più variati sembrano essere gli abiti femminili, che comprendevano bluse chiuse da fibule da indossare su una gonna “a portafoglio”, semplici tuniche fermate in vita da cinture, mantelli trattenuti sul petto da grossi fermagli a disco.
Una novità è rappresentata dall’ usanza di avvolgere piedi e gambe con fasce fissate da una fibbia, le antenate delle nostre calze!
E per avere sempre con sé l’ occorrente per essere a posto in tutte le occasioni, si poteva appendere alla cintura una piccola borsa, tramite nastri di cuoio, contenente oggetti per la cura del corpo, pettini in osso, specchietti e piccoli oggetti di uso quotidiano, come la selce e l’ acciarino per il fuoco. Ai nastri potevano essere appesi anche chiavi e ciondoli vari che, oltre ad avere una funzione decorativa,  proteggevano la persona che li portava.
  Supervisione scientifica
Luigi Malnati, Paola Desantis (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna)

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