mercoledì 19 novembre 2008

CARNE E ANIMA

RICERCHE A CURA DI D. PICCHIOTTI

L'umano è un essere al contempo pienamente biologico e pienamente culturale, che porta con sé questa unidualità originaria. E' un super- e un ipervivente: ha sviluppato in modo inaudito le potenzialità della vita. Esprime in modo ipertrofico le qualità egocentriche e altruistiche dell'individuo, giunge a parossismi di vita nell'estasi e nell'ebbrezza, ribolle di ardori orgiastici e orgasmici, ed è in questa ipervitalità che l'homo sapiens è anche homo demens. L'uomo è dunque un essere pienamente biologico (Marte) ma, se non disponesse pienamente della cultura (che lo spoglia del suo armamento biologico: istinti, pulsioni e libido), sarebbe un primate del rango più basso. La cultura accumula in sé ciò che è conservato, trasmesso, appreso, e comporta norme e principi di acquisizione." 

Le parole del sociologo Morin esprimono un punto di vista che tutti condividiamo. Già San Paolo, Sant'Agostino e Meister Eckhart avevano messo il dito nella natura biologica  fatta di carne (sarx), anima (psichè) e mente (pneuma), così come Caravaggio aveva esasperato nel dito di  San Tommaso  la percezione critica degli effetti atroci prodotti dalla  libido  nel "corpo" sociale (Gesù) e spirituale (Cristo) della società.
Velazquez dipinge l'emblema di Marte con lo stesso intento pedagogico di Morin, nel tentativo "utopistico" di "liberare" l'uomo del suo tempo dalla cultura dell'aggressività, dell'egocentrismo, del maschilismo e del protagonismo a tutti i costi. Contestualizzata all'interno di una società in cui la donna è relegata a ruoli di 'fattrice' e i bambini sfruttati come forza lavoro, l'opera di Velazquez assume un rilievo  pedagogico quanto mai attuale e significativo. 

"Marte desnudo" non si spoglia solo dell'armamentario "biologico" costituito dalle armi, dall'armatura e dallo scudo, ma anche dei vestiti che la cultura gli cuce addosso. Seduto mollemente sopra un rosso lenzuolo (la rubedo) l'homo sapiens ricopre di coscienza (il perizoma azzurro copre il bacino) il nucleo di energia sessuale, vitalistica e creativa in grado di "liberarlo" dai modelli sociali e dalla "cultura di massa". Il messaggio è chiaro, esplicito, semplice da decodificare. La trasformazione  della libido sessuale  in amore, creatività e coscienza è l'unica via per far di nuovo risplendere la bellezza all'interno della cultura contemporanea (i baffi di marte).
La libido sessuale è l'energia fondamentale necessaria  per attivare l'alchimia interiore. Non deve essere inibita, frustrata e repressa altrimenti si corre il rischio di "ridurla in cenere" e di renderla inutilizzabile per la trasformazione. Il Tantra (l'alchimia  della coscienza)  insegna che  il contenimento dell'energia sessuale suscita  il desiderio di amare il corpo, l'anima e la mente del partner. Quando ciò avviene le donne descrivono l'amore come passione fisica, follia  e attrazione fatale,  a rimarcare  il grado di coinvolgimento della propria libido sessuale e la sua inevitabile evoluzione  in  "amor di sè".
Ma l'amor di sè, lo stesso che genera l'orgoglio ferito, la sensazione di essere usati, o di non essere stati compresi,  è la soglia per entrare nel mondo della coscienza alchemica.
Dante vi giunge  attraverso una consapevole frustrazione del desiderio sessuale, una infinita procrastrinazione della soddisfazione carnale e infine elevando Beatrice  a  Musa ispiratrice. L'amor di sè è la logica manifestazione dell'introversione della passione amorosa che, pur rappresentando  una sensibile evoluzione della coscienza individuale, diventa comunque espressione di un sentimento egocentrico e autoreferente. 
mino della salvezza , intesa come salus, salute psicosomatica, l'anima deve  giungere a "pentirsi" come Maria Maddalena.  Il pentimento interpretato da Caravaggio non è religioso, ma  è indotto da  un secondo livello di introversione. Maddalena sta seduta, immobile,  a capo chino, in  uno stato di profonda meditazione. Ai suoi piedi sono disseminati i simboli della rinuncia  alla passione carnale e materiale (i gioielli) a significare  che  l'introversione della passione  e la rinuncia all'ore egocentrico di sè, suscita  il  "desiderio alchemico": conoscere e amare se stessi.
Questo secondo stadio di trasformazione dell'anima è chiamato "rubedo delle passioni" (la  gonna rossa di Maddalena).  Caravaggio dipingerà tre volte Maddalena per rendere esplificito, fino in fondo,  le fasi di trasformazione della libido sessuale (il seme maschile) e della passione ( il sangue femminile)  in  amore, coscienza e conoscenza di sè (le tre dita aperte da Maddalena) che conducono sulla soglia dell'iniziazione all'alchimia  della coscienza (La presentazione al tempio della Vergine). 

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