venerdì 7 novembre 2008

I ritmi nel medioevo

A CURA DI D. PICCHIOTTI

Luomo del XII secolo sembra provare una certa indifferenza nei riguardi del tempo. Il calcolo delle ore e dei giorni, i problemi del computo e della stesura del calendario sono prerogativa esclusiva dei clerici. I momenti salenti della vita sono sottolineati solo dalla cerimonia religiosa che necessariamente li accompagna. Il tempo appartiene alla chiesa. Cavalieri e contadini non sono padroni dei ritmi della loro esistenza: assistono impotenti allo scorrere dei giorni e degli anni, che li fa invecchiare inesorabilmente, senza smettere mai di ricollocare ogni cosa al suo posto. Ne deriva una sorta di rassegnazione che sembra spingerli ad occuparsi più del tempo che fa che non del tempo che passa.
Nel Medioevo il laico non sa valutare esattamente il tempo; stenta a conservare la memoria delle cose lontane (ad esempio la sua data di nascita) e non è in grado di proiettare dei progetti verso il futuro. Allorché parte per un viaggio o per un pellegrinaggio non è in grado di dire quando ritornerà o che cosa farà dopo il suo rientro. Anche cronisti e romanzieri sono molto imprecisi quanto a date ed a cronologie: si contentano di formule vaghe (allepoca di re Enrico) che indicano semplicemente ciò che si distingue nello scorrere del tempo. In pratica gli eventi sono situati in rapporto alle grandi feste o ad altri avvenimenti la cui importanza colpisce e si imprime nella memoria.
Il ritmo della giornata è regolato soprattutto dal ciclo solare: è breve dinverno e lungo destate. Nel borgo è possibile contare le ore anche con le campane del monastero che suonano lufficio pressappoco ogni tre ore. Queste ore canoniche non sono però uguali nei vari luoghi : variano con le latitudini, la stagione e anche la disposizione di chi le suona.
Per le date così per le ore, tutta la società è tributaria della Chiesa. Il ciclo dellanno è quello stesso del calendario liturgico, i cui tempi salienti sono lAvvento e la Quaresima, e le feste principali Natale, Pasqua, lAscensione, Pentecoste e Ognissanti. Luso di celebrare lAssunzione della Vergine il 15 di Agosto si impone solo a metà del XIII secolo.
Come misuravano lo scorrere del tempo ? Alcuni conventi possedevano degli orologi idraulici, simili ad antiche clessidre, costituiti da un recipiente da cui lacqua scendeva goccia a goccia: una medesima quantità di liquido si versa in un medesimo intervallo di tempo. Ma si trattava di un apparecchio fragile, complesso e perciò poco diffuso. Si usava più spesso il quadrante solare e per misurare tempi brevi, una semplice clessidra a sabbia. Di notte il monaco che suonava lufficio si orientava sulla posizione degli astri o sulla durata di una candela. I testi ci informano che se ne consumano tre in una notte e questa veniva perciò divisa in prima, seconda e terza candela. Il monaco campanaro poteva anche calcolare le ore in modo più approssimativo: sulla base delle pagine dei salmi che aveva recitato.
Il medioevo non conosce la vecchiaia come la intendiamo noi. A parte lingresso in un monastero, non cè possibilità di andare in pensione. Uomini di settanta, ottantanni prendono ancora parte ai lavori agricoli , alle battaglie campali, a pellegrinaggi in terre lontane o nellesercizio del potere politico. La morte del resto è meno precoce di quanto generalmente si pensi: perché se la speranza di vita è intorno ai trenta-trentacinque anni, ciò è dovuto principalmente alla mortalità infantile: un terzo dei neonati infatti non superava i cinque anni. Si è calcolato che nellInghilterra del XIII secolo , su 1.000 nati nello stesso anno, 650 avrebbero raggiunto letà di 10 anni, 550 i trenta, 300 i cinquanta e 75 i settantanni. La longevità varia però considerevolmente a seconda della condizione sociale. Per il popolo minuto, la speranza di vita doveva fare infatti i conti con le carestie, le epidemie e, in certi ambienti, con le malattie endemiche.

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