sabato 4 ottobre 2008

" La vita senza musica è impensabile…..la musica senza vita è accademia… ecco perché il mio contatto con la musica è un'abbraccio totale"(L.Berstein)

a cura DI D. PICCHIOTTI

" La vita senza musica è impensabile…..la musica senza vita è accademia… ecco perché il mio contatto con la musica è un'abbraccio totale"(L.Berstein)
Quando penso a come mi sono ritrovato dentro questa grande avventura del jazz, o meglio dentro questo immenso "groove"(solco) del jazz, non posso non pensare agli incontri imprevisti con alcuni "grandi" di questa musica che hanno segnato la mia vita come Paul Jeffrey, Joe Diorio, Jerry Bergonzi e Hal Crook, persone eccezionali che hanno generato intorno a loro un'incredibile ricchezza. Quello che continua a stupirmi ancora adesso a distanza di tanti anni è proprio questa loro "grandezza" che non è data dal fatto di essere più o meno famosi, ma dalla bellezza e profondità presenti in loro e nella loro musica, dalla coscienza di appartenere alla storia viva del jazz e di essere testimoni, attraverso la loro dedizione e creatività, di qualcosa di più grande di loro e che in loro rivive attraverso uno spirito musicale innovativo. Hanno tutto quello che anch'io desidero avere come uomo e come musicista: creatività e rigore, cuore e mente, capacità di sacrificio e desiderio di libertà. Amo questi musicisti e dall'amicizia con loro ho imparato che ogni nota ha il suo peso, un suo impatto, porta con sé la tradizione appresa con sacrificio e dedizione, il proprio contenuto di personale originalità esprimibile solo dentro una compagnia, dentro l'essere insieme in ogni attimo della musica e che la musica funziona se la si fa insieme. Ho imparato che siamo noi stessi lo strumento al servizio della musica perché essa possa accadere, comunicarsi in tutta la sua bellezza. Per me il jazz è sempre stato la possibilità di vivere un' esperienza comune, di guardare insieme alla stessa cosa, di condividere una memoria comune ed un amore per la tradizione viva e "last but not least" di avere una stessa passione che cementa un'amicizia ed un gusto nel far musica insieme.
Il jazz è musica d'arte nel senso che esprime il cuore di chi la suona, aiuta l'essere umano a confrontarsi con se stesso, si rivolge a tutti nello stesso modo autenticamente umano in cui lo fanno i quadri di Van Gogh e quindi va incontrato e non consumato in modo indolore proprio perché contiene un grido, una domanda di significato che costituisce il vero nervo scoperto di tutti gli uomini, il punto più profondo di ogni persona, il motore primo dell'arte. Suono jazz perché questa musica mi ha preso totalmente e suonare per me è diventato un gesto d'amore (e quindi un atto di libertà) verso il mondo per comunicare a tutti la commozione del dono ricevuto. Continuerò a suonare per difendere l'opera di tutti quei musicisti che hanno dato la vita per testimoniare al mondo la bellezza che hanno incontrato nel jazz, bellezza che parla del desiderio di felicità che alberga in ciascuno di noi.

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