sabato 29 novembre 2008

Per i creativi quello che conta è sviluppare e coltivare la loro creatività.

A CURA DI D. PICCHIOTTI

Per i creativi quello che conta è sviluppare e coltivare la loro creatività. Di qui deriva la parte fondamentale della loro soddisfazione. Possono essere nuove idee e soluzioni, ma l’aspetto fondamentale risiede nel modo, nello stile del loro lavoro e nell’esperienza stessa della creatività.
Sono attentissimi alla motivazione, che non è un dato, un patrimonio acquisito una volta per tutte, un tesoro nascosto nel loro animo, ma piuttosto un talento da investire e sviluppare costantemente, un patrimonio da rinnovare e arricchire.
La motivazione è l’energia stessa che li attraversa, che alimenta il loro lavoro e prima ancora il loro essere e sentire di essere.
Troverete i creativi sempre impegnati in un percorso interiore, spirituale, perché la vita interiore è il luogo dove le immagini dei loro sogni prendono consistenza e luminosità. Li troverete impegnati nella cura di sé perché la creatività è vista come un traboccare di vitalità. I creativi sanno che non si può dare quel che non si ha. E ciò che bisogna avere è entusiasmo, passione, slancio, gusto per l’ideazione.
Molti creativi sono impegnati in un lavoro di produzione di immagini e simboli che aspirano a diventare i simboli della vita creativa stessa. Perché la cultura della creatività è ancora in formazione e suscita, con gli stimoli e le sfide che il superamento del mondo industriale comporta, una potente corrente di creazione di linguaggio, di immagini, di simboli che aspira ad una visione matura e adeguatamente rappresentativa della creatività stessa.
Per lo più amano la semplicità la funzionalità ma strettamente connesse con il buon gusto estetico.
L’estetica dei creativi è impegnata nella espressione delle emozioni e dei sentimenti, e di quell’atmosfera magica che è il contesto coerente in cui nascono le intuizioni.
La formazione – in gran parte, autoformazione – dei creativi aspira a superare il livello degli espedienti e delle tecniche con cui hanno fatto i primi passi nella creatività, Vogliono partorire una filosofia della creatività, capace di raggiungere la radice delle proprie opzioni, alimentare la sorgente stessa del loro lavoro e del loro sentire, tenere insieme uno stile di vita che aspira a diventare cultura universale.
Le conversazioni tra creativi sono sempre conversazioni creative, protese ad alimentare la creatività, a far scoccare scintille nella testa, ad aprire nuovi orizzonti là dove sembravano chiusi.
L’ambiente in cui vivono e lavorano ha aspetti bohémien ma senza lo squallore e il tormento di certi ambienti bohémien dell’inizio del secolo XX. Un caos pulito, una molteplicità nutritiva senza polvere, un turbine di stimoli visivi e musicali.
I creativi sono impegnati nel contempo a partorire le loro creazioni e a inventare modi nuovi e strategie originali per far loro spazio nella società e nel mercato, spesso reinterpretando e ridefinendo territori concettuali che sembravano cristallizzati per sempre dalle regole del gioco e dalla scienza del management.
Cercano modi per finanziare il loro tempo di lavoro creativo, aggirando ostacoli e trappole apparentemente insormontabili; cercano nuove forme che realizzino la visibilità delle loro opere e di loro stessi, uscendo dalla scarsa capacità comunicativa del già detto e del ripetuto.
Per lavorare in team i creativi trovano non poche difficoltà, perché lo stile di collaborazione di cui hanno bisogno deve rispettare pienamente il loro spazio di libertà e di manovra. Ma i creativi stanno sviluppando una reale coscienza delle regole del lavoro di team proprio a partire dalla loro esperienza individuale. Un creativo sa ed accetta di essere un intero gruppo. In lui convivono diverse istanze, quasi diverse persone. E il creativo impara in proprio a creare sinergia tra queste varie istanze, a trovare i modi naturali per far combaciare le varie tessere della sua personalità perché formino un disegno unitario e si muovano costantemente nella stessa direzione di marcia.
I creativi sono impegnati a trovare una sintesi felice, postindustriale, tra modalità del mondo dell’artigianato e la realtà industriale. Sono entusiasti della tecnologia perché la tecnologia consente oggi di fare artigianalmente in casa propria ciò che nel passato doveva essere demandato a diverse imprese esterne.
I creativi vivono.
(liberamente tratto da testi vari)

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