sabato 21 luglio 2007

La Transiberiana

9288 kilometri di rotaie, la più lunga ferrovia al mondo, due repubbliche, una regione autonoma e due continenti, 88 città dislocate lungo la tratta e più di 6 giorni di viaggio: sono questi i numeri da record che rendono un viaggio in Transiberiana un'esperienza indimenticabile. Non solo per gli scenari che scorrono, inseguendosi l'un l'altro come nuvole nel cielo, ma soprattutto per l'incredibile sensazione data da giorni e giorni chiusi nello stesso posto, ad ammirare paesaggi in una comunione di spirito che rende i propri compagni di scompartimento quasi commilitoni inseparabili.Ci sono diversi modi per fare un viaggio in transiberiana, così come diversi sono i percorsi, e di conseguenza le relative lunghezze, tra cui poter scegliere: se il punto di partenza per chi si accinge a viaggiare su queste immense rotaie per scopi turistici è universalmente riconosciuto in Mosca, il punto di arrivo non è così canonico. Ci si può infatti fermare nelle fredde steppe siberiane, o decidere di arrestarsi in Mongolia, o ancora giungere al capolinea, situato a Vladivostoksk, ai confini della Russia presso il porto della Golden Horn Bay sul Mar di Giappone. Un lunghissimo binario argentato che taglia in due i continenti, unico ponte tra diverse etnie e popolazioni, costruito alla fine del XIX secolo per volontà dell'erede al trono di Russia Tsesarevitch Nikolay Alexandrovitch e ultimato circa 25 anni dopo, nell'ottobre del 1916. 
E da allora che la Transiberiana parte da Mosca alle 23:50 di ogni venerdì, raccogliendo nel proprio percorso turisti curiosi ma anche pendolari ordinari, distinti generalmente in base alle carrozze: se per qualche ora può andar bene viaggiare anche in terza classe, ciò non è raccomandabile per chi intende compiere un tragitto piuttosto lungo. Per i turisti e per i viaggiatori più danarosi sono infatti a disposizione, con partenza da Mosca, la prima classe, con due letti e a volte il lavandino, o la seconda classe, con scompartimenti a 4 letti. Solo nei treni 3 e 4 della Transmongolia, nome che prende la tratta ferroviaria quando a Ulan Bataar si decide di proseguire il viaggio verso la Mongolia e Pechino anziché giungere direttamente a Vladivostock, vi è la prima classe delux, con scompartimenti a due letti, rivestimenti in legno e doccie mobili.
Salutati per l'ultima volta la Piazza Rossa e il Cremlino, giunge il momento di imbarcarsi, cercando di tenere bene a mente qualche piccolo avvertimento: innanzitutto, in una cabina di seconda classe, il bagno sarà in comune con gli altri viaggiatori e la possibilità di potersi lavare sarà data solo da un piccolo lavandino; seconda cosa, sui treni russi il servizio ristorante probabilmente non soddisferà i palati più fini. Una volta appurati questi "rischi", e dopo aver verificato il grado del proprio spirito di adattamento, il viaggio sarà senz'altro particolare. Un po' per la presenza di due "angeli custodi", persone addette al servizio di ogni carrozza che non mancheranno di offrirvi dal loro samovar, ogni volta che la richiediate, l'acqua calda necessaria a prepararvi un buon the, bevanda nazionale russa insieme alla vodka; un po' perchè non toccare praticamente terra per quasi una settimana impone una forzata inattività che per il nostro modo di vivere è quanto mai innaturale.
L'attesa dell'arrivo alla meta sarà costantemente accompagnata dagli speaker della radio russa in filodiffusione, che non smetteranno per un attimo di vociare rendendovi impossibile anche l'operazione di abbassare il volume, imposto dai macchinisti del treno, e dall'odore proveniente dalla carrozza ristorante, un misto acre e pungente di salame e cetrioli. Così ripetitivo che non mancherete, alle soste del treno in qualche città, di scendere a comprare i prodotti cucinati dalle babuski, le signore del posto, in attesa sui binari dei turisti affamati. Uova sode, yoghurt, polpette di carne e patate o pesce affumicato per arrotondare i miseri stipendi governativi e far respirare al curioso viaggiatore un po' dell'atmosfera russa. Altro particolare: il treno, per tutto il tragitto, continuerà a seguire il fuso orario di Mosca, cosrtingendo i passeggeri che si servono del ristorante interno a pranzare e cenare ad orari improbabili: altro motivo per cui approfittare dei cibi in vendita alle stazioni.Dopo 1777 kilometri e un giorno e mezzo di viaggio sulle rotaie, il treno passa il confine con la Siberia: il momento topico del passaggio tra i due continenti, tra Europa e Asia è stato ufficializzato da un obelisco bianco. Da qui in poi solo Siberia: oltre alla steppa, paesi malconci, povertà e strade non ancora asfaltate mentre si segue il cammino che portava i corrieri dello zar da Pietroburgo alla città di Irkutsk. Siberia, dall'antica lingua tartara Sib, dormire, e Ir, terra, terra dormiente, o dal mongolo siber, meraviglioso, bello. Una terra sconfinata e verdissima, quasi 7000 kilometri da ovest verso est, delimitata dagli Urali e dal fiume Amur, colonizzata solo nel XVI secolo e per questo in molti punti ancora intatta. Pianure sterminate che d'inverno si coprono di neve, si alternano a rilievi montuosi e a profondissimi laghi. Il più grande di questi, il lago Baikal, sfondo vicino della bellissima Irkutsk, è il più grande e profondo al mondo e costituisce da solo il 23% delle riserve d'acqua dolce dell'intero pianeta. Con i suoi 620 kilometri di lunghezza è, non a torto, considerato dai siberiani un "mare glorioso e sacro", patrimonio dell'Unesco dal 1996. E poi c'è la capitale culturale della Siberia meridionale, la città di Irkutsk, fondata dal cosacco Yakov Pokhabov lungo le rive del fiume Angara nel 1661 per fungere da avamposto militare e successivamente divenuta un florido mercato grazie alla vantaggiosa posizione di confine tra Russia e Cina. La sua identità storica si è conservata intatta tra le vecchie case in legno e le più lussuose dimore neolassiche costruite dai decabristi nel XIX secolo, ufficiali dello zar che nel dicembre del 1825 tentarono una sommossa col fine di instaurare un regime repubblicano o monarchico. I rivoltosi, fermata la protesta, vennero esiliati e condannati ai lavori forzati in Siberia, dove alcuni di essi rimasero una volta ottenuta la libertà. Tuttora a Irkutsk si respira un'aria particolare, in cui grande risalto viene dato alle iniziative culturali della città: dagli spettacoli dei registi locali in scena nei teatri, agli incontri letterari e alle serate musicali che si tengono presso la casa-museo del dekabrista Volkonskij. Un' avvertenza: qualora decidiate di farvi rapire dal fascino siberiano, ricordate che il biglietto della transiberiana non ammette soste fuori programma, e sarà quindi necessario acquistare a parte il ticket per la tratta che vi rimane da compiere.Dopo cinque giorni di viaggio non è solo il paesaggio a cambiare: iniziano a mutare le fisionomie del viso del passeggeri che continuano a salire, e degli addetti al controllo ferroviario delle stazioni. Dai lineamenti caucasici si passa a sguardi sempre più orientali, fino ad arrivare al momento in cui la transiberiana si biforca in due direzioni: attraverso la Mongolia fino a Pechino, sulle rotaie della trans-mongolica, oppure verso la metà finale di Vladivostock, ai bordi del Pacifico. In ogni caso, a meno che non decidiate di fare la tratta più lunga che rimane interamente in Russia via Khabarovsk, dovrete affrontare il passaggio doganale, che, oltre ad imporre una lunga serie di procedure burocratiche, vi costringerà a fornire alcune spiegazioni se le guardie vi troveranno in possesso di materiale "compromettente" (in alcuni casi una semplice rivista italiana può divenire oggetto di indagine).. ma il vostro viaggio sta volgendo alla fine ed è quasi ora di toccare, finalmente, terra.

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