martedì 4 marzo 2008

Significato generale di espressionismo

A CURA DI D. PICCHIOTTI

nismo indica, in senso molto generale, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali e espressivi. In tal senso, il termine espressionismo prende una valenza universale.
Al pari del termine «classico», che esprime sempre il concetto di misura e armonia, o di «barocco», che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine «espressionismo» è sinonimo di deformazione.
Nell’ambito delle avanguardie storiche con circoscriviamo nell'Espressionismo una serie di esperienze sorte soprattutto in Germania, che diventò la nazione che più si identificò, in senso non solo artistico, con questo fenomeno culturale.
Alla nascita dell’Espressionismo contribuirono diversi artisti operanti negli ultimi decenni dell’Ottocento. In particolare possono essere considerati dei pre-espressionisti Van Gogh, Gauguin, Munch e Ensor. In questi pittori sono già presenti molti degli elementi che costituiscono le caratteristiche più tipiche dell’Espressionismo: l’accentuazione cromatica, il tratto forte e inciso, la drammaticità dei contenuti.
Il primo movimento che può essere considerato espressionistico nacque in Francia nel 1905: i Fauves. Con questo termine furono dispregiativamente indicati alcuni pittori che esposero presso il Salon d’Automne quadri dall’impatto cromatico molto violento. Fauves, in francese, significa «belve».
Di questo gruppo facevano parte Matisse, Vlaminck, Derain e Marquet. La loro caratteristica era il colore steso in tonalità pure. Le immagini che loro ottenevano erano sempre autonome rispetto alla realtà. Il dato visibile era reinterpretato con molta libertà, traducendo il tutto in segni colorati che creavano una pittura molto decorativa.
Alla definizione dello stile concorsero soprattutto la conoscenza della pittura di Van Gogh e Gauguin. Da questi due pittori i Fauves presero la sensibilità per il colore acceso e la risoluzione dell’immagine solo sul piano bidimensionale.
Sempre nel 1905, quando comparvero i Fauves, si costituì a Dresda (Germania) un gruppo d'artisti che si diede il nome «Die Brücke» (il Ponte). I principali protagonisti di questo gruppo furono Ernest Ludwig Kirchner e Emil Nolde. In essi sono presenti i tratti tipici dell’Espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale. In più vi è una forte carica di drammaticità che, per esempio, nei Fauves non era presente. Nell’Espressionismo nordico, infatti, prevalgono sempre temi quali il disagio esistenziale, l’angoscia psicologica, la critica all'ipocrisia della società borghese e al militarismo dello stato.
Alla definizione dell’Espressionismo nordico fu determinante il contributo di pittori quali Munch e Ensor. Proprio da Munch i pittori espressionisti presero la suggestione del fare pittura come esplosione di un grido interiore. Un grido che portasse in superficie tutti i dolori e le sofferenze umane e intellettuali degli artisti del tempo.
Un secondo gruppo espressionistico si costituì a Monaco nel 1911: «Der Blaue Reiter» (Il Cavaliere Azzurro). Principali ispiratori del movimento furono Wassilj Kandinskij e Franz Marc. Con questo movimento l’Espressionismo prese una svolta decisiva. Nella pittura fauvista, o dei pittori del gruppo Die Brücke, la tecnica era di rendere espressiva la realtà esterna così da farla coincidere con le risonanze interiori dell’artista. Der Blaue Reiter propose invece un’arte dove la componente principale era l’espressione interiore dell’artista che, al limite, poteva anche ignorare totalmente la realtà esterna a se stesso. Da qui a una pittura totalmente astratta il passo era breve: fu proprio Wassilj Kandiskij il primo pittore a scegliere la strada dell’Astrattismo totale.
Il gruppo Der Blaue Reiter si disciolse in breve tempo. La loro ultima mostra avvenne nel 1914. In quell’anno scoppiò la guerra e Franz Marc, partito per il fronte, morì nel 1916. Alle attività del gruppo partecipò anche il pittore svizzero Paul Klee, che si sarebbe reincontrato con Wassilj Kandiskij nell’ambito della Bauhaus, la scuola d’arte applicata fondata nel 1919 dall’architetto Walter Gropius. All’interno di questa scuola, l’attività didattica di Kandiskij e Klee contribuì in maniera determinante a fondare i principi di una estetica moderna, trasformando l’Espressionismo e l’Astrattismo da un movimento di intonazione lirica a un metodo di progettazione razionale di una nuova sensibilità estetica.
Differenze con l'impressionismo
Il termine espressionismo nacque come alternativa alla definizione di impressionismo. Le differenze tra i due movimenti sono sostanziali e profonde. L’Impressionismo rimase sempre legato alla realtà esteriore. L’artista impressionista limitava la sua sfera di azione all’interazione che c’è tra la luce e l’occhio. In tal modo cercava di rappresentare la realtà con una nuova sensibilità, cogliendo solo quegli effetti luministici e coloristici che rendono piacevole e interessante uno sguardo sul mondo esterno.
L’Espressionismo, invece, rifiutava il concetto di una pittura sensuale (ossia di una pittura tesa al piacere del senso della vista), spostando la visione dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano. L’occhio, secondo l’Espressionismo, è solo un mezzo per giungere all’interno, dove la visione interagisce con la nostra sensibilità psicologica. La pittura che nasce in questo modo non deve fermarsi all’occhio dell’osservatore, ma deve giungere al suo interno.
Un’altra profonda differenza divide i due movimenti. L’Impressionismo è stato sempre connotato da un atteggiamento positivo nei confronti della vita, alla ricerca del bello. I soggetti erano scelti con l’intento di illustrare la gioia di vivere. Totalmente opposto è l’atteggiamento dell’Espressionismo. La sua matrice di fondo rimane sempre profondamente drammatica: l’artista espressionista vuol guardare dentro di sé, o dentro gli altri, per trovare toni foschi e cupi. Al suo interno trova l’angoscia, dentro gli altri trova la bruttura mascherata dall’ipocrisia borghese. Per rappresentare tutto ciò, l’artista espressionista non esita a ricorre a immagini brutte e sgradevoli. Anzi, con l’Espressionismo il brutto diventa una vera e propria categoria estetica, cosa mai avvenuta prima con tanta enfasi nella storia dell’arte occidentale.
Da un punto di vista stilistico la pittura espressionista muove soprattutto da Van Gogh e da Gauguin. Dal primo prende il segno profondo e gestuale, dal secondo il colore come simbolo interiore.
La pittura espressionistica risulta quindi totalmente antinaturalistica, lì dove l’aderenza alla realtà dell’Impressionismo collocava quest’ultimo movimento ancora nei limiti di un naturalismo, seppure inteso solo come percezione della realtà.

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