Kandinskij: astrazione e misticismo
La concezione dell’arte di Kandinskij nasce dalla connessione di interiorità e astrazione. Nello Spirituale nell’arte Kandinskij tenta di individuare, attraverso l’analisi del colore, della forma e della com- posizione, la possibilità di rivoluzionare il significato dell’operazione pittorica. Tale possibilità è data dal «principio interiore» e non più esteriore, ossia naturalistico, dell’arte. In base a questo principio Kan- dinskij può infatti affermare che, come al colore corrisponde una particolare vibrazione spirituale, così alla forma corrisponde «l’estrin- secarsi di un contenuto interiore» e alla composizione la «risonanza», in quanto principio interno della composizione stessa. In questo mo- do il colore, la forma e la composizione – intesi come architetture di suoni interiori – partecipano di quella stessa qualità astratta che è propria della musica e del suo carattere non-oggettivo. È questa equivalenza colore-suono a far sì che l’arte si estranei dal mondo. In tale nientificazione del mondo delle cose consiste quel misticismo insito nell’astrattismo di Kandinskij, che crea un mondo di entità non-oggettive, inesistenti e tuttavia reali. Il rimando a un agire interiore dà infatti luogo a un non-oggetto che, analogamente a ciò che avviene nella mistica, mostra un diverso modo d’essere del- le cose rispetto a quello della loro forma reale. La necessità interio- re di Kandinskij, la ricerca sottesa alla sua pittura astratta, si pone come ‘altro’ rispetto al mondo delle cose e quest’ultimo trova in essa la sua unità. Così, se Kandinskij parla di «costruzione occulta», è perché quanto apparentemente sembra casuale sulla tela è invece in- teriormente fuso. Viene così contrapposta a un mondo disgregato l’esigenza di ricostituire interiormente una nuova totalità. In Kandinskij attività pittorica e attività teorica sono strettamente connesse. Al centro di questa duplice attività è il tema dell’immagine che, intesa come icona, resta sempre al di là del linguaggio descritti- vo e rappresentativo. La rottura radicale che compie Kandinskij ri- spetto alla raffigurazione mimetica è legata alla sua scoperta del va- lore dell’interiorità e, d’altro canto, il passaggio al non-figurativo si presenta come la scoperta del contenuto reale della pittura. Così Kandinskij assegna all’arte una missione essenziale: lo svelamento del-la realtà nascosta, e fonda l’invenzione dell’astrazione pittorica sul- l’esperienza della realtà interiore che è al centro della sua teoria. Kandinskij considera la sua pittura come un viaggio verso il sen so, verso il vero essere. Questo implica non solo la dissoluzione del- l’oggetto, ma anche la fusione dello spettatore nel quadro. L’arte è concepita allora come un itinerario mistico poiché, se lo spettatore è invitato a fondersi nel quadro dimenticando se stesso, ciò significa che l’universo pittorico apre a una realtà altra, la realtà interiore. La sco- perta più importante di Kandinskij è infatti quella relativa al fatto che il colore ha una realtà interiore che lo caratterizza in modo del tutto autonomo rispetto a qualsiasi finalità raffigurativa della realtà esterna. È questo che costituisce il nucleo teorico dello Spirituale nell’arte. Il principio fondamentale che ispira questo lavoro è infatti quello della «necessità interiore», in forza della quale i colori entrano in contatto con l’anima. Ma anche le forme, che costituiscono l’altro mezzo della pittura, hanno un contenuto interiore. Se nelle Bagnan- ti di Cézanne Kandinskij sottolinea la progressiva geometrizzazione e quindi astrazione dell’elemento organico, è perché considera l’arte astratta non come una rivoluzione, bensì come un’evoluzione natu- rale della creazione pittorica. La pittura astratta, lungi dal celebrare la scomparsa dell’oggetto, tende piuttosto a farne emergere la vita in- teriore: l’astrazione non è un fine ma un mezzo. Kandinskij fa un’analisi rigorosa della risonanza dei colori sull’ani- ma. Il colore è l’elemento astratto per eccellenza, dal momento che non implica un’azione emozionale dell’individuo, ma mette in causa la sola anima. Egli distingue tra il calore o la freddezza del tono di colore e la sua chiarezza o oscurità: così, ad esempio, il giallo ha la tendenza ad avvicinarsi allo spettatore, il blu quella di allontanarse- ne; il bianco è il silenzio prima della nascita, il nero è il silenzio dopo la morte. Dello spirituale nell’arte, che compare nel 1910, rappresenta la prima analisi formale dei presupposti della creazione artistica, pro- fondamente rivoluzionaria rispetto alle condizioni e alle possibilità dell’arte moderna. Emerge chiaramente in Kandinskij la consapevo- lezza che il mondo, che si rivela ai nostri sensi, è un insieme di fe- nomeni che nulla ha a che fare con la realtà delle cose. Il pittore de- ve perciò volgere la sua attenzione non a questo mondo, ma alla pro- pria interiorità. È lo «spirituale» l’obiettivo verso il quale d’ora in poi, secondo Kandinskij, dovranno indirizzarsi tutte le arti. Questa svolta spirituale esige che l’oggetto scompaia e che la pittura rivolga la sua attenzione unicamente ai propri mezzi compositivi. Ciò tutta- via non può non sollevare un interrogativo: se la pittura deve fare a meno di raffigurare il mondo esterno, che cosa deve o può sostituirsi all’oggetto? Kandinskij, rifiutando l’arte puramente decorativa, ri-sponde che l’oggetto deve essere sostituito dalla «risonanza interio- re», ossia dall’azione diretta del colore sull’anima. La forma e il co- lore si armonizzano per creare il quadro, secondo il principio della necessità interiore; solo allora nasce l’opera d’arte autentica: la com- posizione entra in contatto con l’anima umana e si stabilisce la riso- nanza. La teoria dell’astrazione di Kandinskij deriva così dalla consa- pevolezza dell’impossibilità di esprimere con i mezzi raffigurativi del- la pittura quella sensazione di felicità che, come scrive nella sua au- tobiografia – Sguardo sul passato – doveva essere il vero scopo della pittura.
di Giuseppe Di Giacomo
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