IL POETA E IL REGISTA " Pier Paolo Pasolini "
A CURA DI D. PICCHIOTTI
Un brevissimo e interessante punto di vista della vita culturale di Pier Paolo Pasolini scritta da Pasquale Jaccio dell'universita' di Napoli.
In questa tesi ho cercato di mettere a fuoco, in maniera via via più progressiva, lo stretto rapporto che esiste in Pasolini tra il suo fare cinema e la sua natura poetica. Per realizzare questo è stato necessario addentrarsi sia all’interno della sterminata bibliografia critica esistente su Pasolini, tra la gran mole di articoli, saggi, monografie, e contributi critici stralciati da Internet; e sia all’interno della vita dello stesso, analizzandone i grandi slanci e le pause di riflessione o di abiura.
E sempre di più, nell’avanzare, ho avuto la sensazione di addentrarmi all’interno di un imbuto; partito da una dimensione ampia ed estremamente dispersiva e costretto poi a procedere verso una zona finale, molto più stretta, nella quale tutte le ansie espressive di Pasolini sembrano aver trovato necessariamente una loro adeguata collocazione. E alla fine del quale si intravede un barlume di luce, quella luce finale che, secondo una definizione dello stesso Pasolini, è la morte essenziale, quella che permette di chiudere il cerchio ‘imperfetto’ di un’esistenza spesa a girare intorno agli stessi poli, attraverso un montaggio definitivo che pone fine al caos, assestandolo e tramandandolo ai posteri.
Ecco perchè l’ultimo capitolo ha quel titolo (La luce, alla fine), e perchè comincia dove era iniziato anche il primo, (La morte di Pasolini), nel tentativo di ricreare quella circolarità che solo la morte ha spezzato.
Ogni capitolo di questa tesi è una tappa all’interno dell’imbuto. Nel secondo (Tra cinema e poesia) si prendono in esame i rapporti esistenti fra i due linguaggi, quello del cinema e quello della poesia, utilizzati da Pasolini. Nel terzo (La realtà) viene esaminato quello che a detto di Pasolini fu il suo vero e unico idolo, dimostrando quanto il suo cinema e la sua poesia si influenzino a vicenda. Poi nel quarto e nel quinto (Cinema di Poesia e Teorema) viene descritta la crisi di Pasolini e i suoi tentativi di risolverla creando un’osmosi fra i due linguaggi. Il sesto capitolo (La civiltà dell’eros) ci vede incastrati nel punto più stretto del collo dell’imbuto, laddove è impossibile tornare indietro o semplicemente voltarsi. E’ la stagione dei corpi, della Trilogia della Vita, dell’abiura, dei viaggi frenetici, del moltiplicarsi della propria voce e della grande negazione.
E poi l’ultimo capitolo, quello dove la morte trova la sua consacrazione e, come già accaduto a molti, anzichè sconfiggerlo ne suggella il destino e la memoria.
Nessun commento:
Posta un commento