venerdì 1 gennaio 2010

"La pittura dell'acqua e del fuoco 2006" Di Marco Cali
















A cura di Picchiotti Danilo

Vorrei riproporre all'inizio del 2010 questo bellissimo articolo di MARCO CALI " gia' pubblicato sul sito: WWW.associazioneilcuore.it (link) www.associazioneilcuore.it/articoli/acqua e fuoco.pdf- Sul processo artistico dell'acqua e del fuoco nell'atto creativo". 
Anticamente arte era intesa come capacità, talento, ingegnosità. “Il termine “arte” dal latino ars-artis, ha il significato di “abilità di fare”. 
Un’atteggiamento artistico preannuncia un prodotto creativo, il quale, come sosteneva Kandjnsky, “è determinato dalla necessità interiore”, che risulta strettamente collegato a “leggi” che regolano e armonizzano i vissuti personali.
Spesso il fare arte partorisce prodotti ricchi di contenuti socio-culturali e spirituali che determinano una spinta innovativa rispetto ai riferimenti culturali già affermati all’interno di una società. “L’artista” come lo definisce Joseph Beuys, “è il catalizzatore della creatività degli individui.”
Ben altra cosa è il desiderio di esprimersi creativamente, che è alla portata di tutti. Ogni essere umano porta dentro di sé le informazioni necessarie per essere in grado di tracciare una forma o un colore, poiché, come disse l’artista Dubuffet (1946), "il bisogno d’arte è per l’uomo un bisogno primordiale". In altre parole l’atto creativo è la manifestazione pura del semplice fatto di esistere al mondo. 
La pratica creativa restituisce, all’adulto come al bambino, una dimensione armoniosa. Lo psichiatra Carl Gustav Jung, riprendendo il pensiero di Kandjnsky sopra citato, ci dice che “l’atto creativo” è un mezzo attraverso il quale la persona può entrare in contatto con i contenuti interni e dargli così voce.
Proprio per questo motivo la pratica dell’espressione creativa, di tipo grafico-pittorico e plastico-manuale, affiancata da una consapevolezza scientifica, è funzionale in ambito della salutogenesi per ottimizzare le personali condizioni di vita in caso di difficoltà.
Attraverso la pratica della creatività, il professor Edoardo Giusti e la dottoressa Isabella Piombo (2003), sostengono che “la persona vede ciò che produce come qualcosa di profondamente suo, d’interiore, che lo aiuta ad entrare in relazione con l’esterno, come una finestra sul mondo. Tutto ciò non sarebbe esistito senza le conquiste dell’arte moderna, che ha introdotto un nuovo rapporto con l’opera e ha rivalutato l’arte infantile, come linguaggio spontaneo, portatore di messaggi profondi.” Joseph Campbell scrive “L’arte è l’esperienza che trasforma” capace di concepire la bellezza che è nello stato delle cose, la cui forma manifesta è modellata dal bisogno dei contenuti latenti, a prescindere se sono negativi o positivi.
Tutto ciò assume una risonanza particolare quando gli strumenti creativi utilizzati non sono i pennelli o le matite, ma viene fatto uso di elementi naturali primordiali come il liquido dell’acqua, che non ha più il ruolo di diluente pittorico, ma diventa essa stessa soggetto creativo, che insieme alla fiamma del fuoco, risulta essenziale per il concepimento del contenuto creativo.
L’elemento “acqua” si identifica simbolicamente con il personaggio femminile shakespeariana di Ofelia, meglio identificata nel significato del “Risveglio” (Marco Calì 1999), e l’elemento “fuoco”, “l’ultra-vivente” come lo definisce il filosofo Bachelard, l’elemento maschile della conoscenza che Prometeo ruba agli dei per donarlo agli umani. Il gioco consapevole della relazione tra acqua e fuoco permette la manifestazione dell’“imaginatio”, così importante nella messa in opera dell’energia trasformatrice che dà forma al “sogno” vitale, in cui, l’elemento “acqua” sostiene la “bambina” interiore senza affogarla, così l’elemento “fuoco” riscalda il “bambino” interiore senza bruciarlo.
DI MARCO CALI'

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