PICASSO " FAUNI E I MINOTAUR"I
A CURA DI D. PICCHIOTTI
Françoise Gilot racconta di quando Picasso le mostrò alcune incisioni: "Erano popolate di minotauri, centauri, fauni, uomini barbuti o rasati, di ogni sorta di donne. Tutti erano nudi o quasi, e sembravano gli interpreti di un dramma della mitologia greca" . È Picasso stesso a spiegare il Minotauro, figura gaudente e tragica, che "mantiene le sue donne nel lusso, ma regna col terrore, ed esse sono felici di vederlo morire". È sempre il Mediterraneo del mito, trasformato in Montparnasse, all'origine delle incisioni in cui piccole Marie-Thérèse bambine conducono minotauri ciechi e illuminano le lotte del mostro: "L'ambiente è un'isola rocciosa del Mediterraneo. Creta, per esempio. Là, lungo la costa, vivono i minotauri. Sono ricchi signori dell'isola. Sanno di essere dei mostri e vivono, come i dandies e i dilettanti di ogni luogo, una esistenza che sa di decadenza, in case piene di opere d'arte dei pittori e scultori più alla moda. Adorano essere circondati di belle donne, che i pescatori del luogo vanno a cercare nelle isole vicine. Quando il calore del giorno ha ceduto, invitano gli scultori e le loro modelle a delle feste, dove, fra musiche e danze, ognuno si sazia di ostriche e di champagne, fino a quando la gioia succede alla malinconia. Allora nasce l'orgia. [...] Un minotauro non può essere amato per se stesso. O almeno non pensa di esserlo. Non gli sembra logico, ecco. Forse per questo si abbandona alle orge". A volte, i suoi fauni e i suoi minotauri si abbandonano a gesti di apparente tenerezza e sembrano vegliare placide donne addormentate, come Picasso amava ritrarle: "Passò a un'altra incisione, un Minotauro in atto di sorvegliare una donna dormiente. "Sta studiandola, cercando di leggere i suoi pensieri, per scoprire se lei lo ama perché è un mostro. [...] Le donne sono abbastanza bizzarre per farlo". Guardò di nuovo l'incisione: "Difficile dire se intenda svegliarla o ucciderla"".
I fauni e i minotauri degli anni Trenta, impegnati a svelare donne addormentate, diventeranno in vecchiaia innocui suonatori di flauti (come in una tela del 1971) e voyeur che disegnano in bordelli d'altri tempi. È alla fine della sua vita che Picasso elabora un singolare omaggio a Degas: non all'artista che con la sua Ballerina di quattordici anni vestita di tulle e dai capelli di crine anticipava l'uso di materiali quotidiani nell'opera d'arte, ma quello più nascosto e segreto, l'autore dei monotipi che ritrae la vita delle case chiuse. Richardson racconta come, vedendo il monotipo di Degas Sul letto, Picasso rimanesse sedotto dal lavoro, ritrovandovi l'immediatezza di una foto in bianco e nero e la forza, l'impatto di un disegno di Rembrandt. Era il 1958, quando Picasso riuscì ad acquistare quei monotipi che Vollard si era sempre rifiutato di cedergli, usati dal mercante come illustrazioni per le edizioni di lusso de La Maison Tellier di Maupassant (1934) e Mimes des courtisanes de Lucine di Pierre Louÿs (1935). Passò quasi un ventennio, prima che da queste opere nascessero le incisioni che vedono Degas come protagonista, non variazioni sul tema come quelle elaborate su opere di Delacroix o Manet, Le Nain, Velázquez o El Greco, piuttosto una piccola ossessione come quella che gli aveva ispirato Rembrandt che ritrae Saskia e decine di dipinti con pittori e modelle. Nel caso di Degas, che compare per la prima volta in un'incisione datata 16 marzo 1971, l'artista diventa il voyeur in giacca e cravatta che prende appunti sulla nudità senza inibizioni delle prostitute, compare in un quadro che adorna la stanza delle donne, appare armato di sguardi che emanano raggi indirizzati verso le oscene contorsioni delle modelle, indiscreto spettatore spesso relegato al margine del foglio. Secondo Brassaï, Picasso in quell'uomo con barba rappresentava il padre. Anche lui pittore, noto frequentatore dei postriboli di Malaga, che però dipingeva colombe.
Storie di uomini che guardano, di uomini che si trasformano in fauni e minotauri. Fantasmi della malinconia che con l'orgia diventa gioia, della solitudine che potrebbe portare alla santità. Perché, raccontava Picasso, "nulla può essere fatto senza la solitudine. Mi sono creato una solitudine che nessuno sospetta. È molto difficile oggi essere solo, perché abbiamo gli orologi. Avete mai visto un santo con l'orologio? Ho cercato dappertutto per trovarne uno, perfino tra i santi che sono considerati i protettori degli orologiai" .
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